domenica 17 maggio 2015

BARBARA SPINELLI E LA SINISTRA TRADITA

Barbara Spinelli abbandona la lista Tsipras. 
Barbara Spinelli e Jeremy Rifkin
al Parlamento Europeo

I suoi motivi (secondo me condivisibilissimi) sono espressi in modo esaustivo nell'intervista che metto in calce a questa mia riflessione. 
Siccome molta polemica ha destato il fatto che non si sia dimessa da europarlamentare, ci terrei a spostare l'asse della discussione su un livello un po' più elevato e utile. 
Quando Barbara Spinelli denuncia che ci sono delle battaglie che la sinistra ha rinunciato a combattere, e cita l'esempio del reddito di cittadinanza, dice una cosa vera e che va molto oltre questo caso particolare. 
La sinistra in Italia (e non solo in Italia)  non esiste più perchè ha tradito i suoi valori fondamentali di giustizia sociale, tutela del lavoro e protezione delle classi più deboli. 
A ciò io, vecchio militante ecologista nel PCI degli anni 70, aggiungo anche il tradimento della visione di un modello di sviluppo compatibile con la biosfera, gli ecosistemi,  e con le leggi della termodinamica. Quest'ultimo "tradimento" trascende il caso Italia e (purtroppo) si rivela una malattia mondiale della sinistra, dai democratici americani che sostengono "big oil",  trivellazioni a go go e shale gas, ai peggiori disastri ecologici perpetrati nei Paesi del comunismo reale (Cina, Russia, Polonia, Romania, Ucraina etc). 
Ma proprio di fronte alla crisi strutturale della seconda rivoluzione industriale (ovvero dell'economia finanziaria basata sul petrolio), il movimento internazionale progressista avrebbe potuto prendere la palla al balzo e abbracciare una visione nuova (proposta da Rifkin all'Internazionale Socialista  mondiale a giugno 2008 a Lagonissi in Grecia su invito dell'allora Presidente dell'Internazionale, Georges Papandreu), che vede nella lotta
Papandreu apre l'Internazionale Socialista di Lagonissi nel 2008
all'economia fossile al cambiamento climatico e all'inquinamento, anche una grande occasione di redistribuzione del reddito e di livellamento delle disparità economiche insostenibili generate dalla seconda rivoluzione industriale. Una sinistra che rinuncia al sogno della redistribuzione della ricchezza ma continua a sostenere una economia fossile centralizzata ad altissima intensità di capitali e a bassa intensità di lavoro (che si sta progressivamente esaurendo), solo perchè nei grandi impianti i lavoratori sono più facilmente associabili in aggregazioni sindacali e politiche, ha rinunciato alla sua funzione principale per accontentarsi delle briciole del capitalismo speculativo predatorio mondiale. Ci sono innumerevoli manifestazioni di questo curioso fenomeno di tradimento degli scopi e degli ideali della sinistra a livello mondiale.  La sinistra mondiale infatti, ha preferito darsi attivamente da fare per salvare le banche e l'economia finanziaria speculativa che aveva generato questa crisi irreversibile, piuttosto che mettersi dalla parte dei cittadini e imbracciare la bandiera del cambiamento del modello di sviluppo energetico ed economico proposto da Rifkin (adesso delineato con chiarezza nel libro "L'economia a costo marginale zero"). 


LA SINISTRA MONDIALE: UNA STORIA INFINITA DI TRADIMENTI
Ed è così che nel breve volgere di pochi anni, i leader della sinistra mondiale, tutti tranne pochissime eccezioni, quasi come comandati da una malefica forza aliena, si impegnano allo spasimo per tradire non solo gli ideali del progressisti, ma anche le speranze di sopravvivenza dell'essere umano sul pianeta.  
Bill Clinton playing with balls...
 

E dunque vediamo in rapida successione:  gli Stati Uniti del "democratico" Bill Clinton abrogano il Glass Steagall Act, caposaldo anti speculazione finanziaria voluto da Roosevelt perchè prescriveva la rigida separazione fra banche d'affari speculative e banche di risparmio, in modo da evitare di coinvolgere milioni di piccoli risparmiatori nei crack finanziari. E questo non aveva avuto il coraggio e la forza politica di farlo nemmeno il super ultra liberista Ronald Reagan, a dimostrazione che nessuno riesce  a fare politiche di destra meglio di leader di sinistra (Renzi in Italia è solo l'ennesima conferma di ciò). L'America democratica di Clinton avrebbe potuto avviare una transizione energetica a vantaggio dei cittadini ma per far ciò avrebbe dovuto avere il coraggio di intaccare i monumentali interessi delle grandi società petrolifere che da sempre determinano le fortune o le disgrazie dei governi americani finanziandone i partiti e i leader; 
Il mio articolo contro l'importazione delle condizioni di lavoro cinesi in
Europa sostenuta da Tony Blair in nome di una falsa idea della
competitività pubblicato nel 2006 su "LIBERAZIONE". 
in UK il "rosso" Tony Blair, suggestionato dal finto riformatore Anthony Giddens, rivoluziona il mercato del lavoro interno per adeguarlo agli standard asiatici,  su principi pseudo laburisti ma in realtà ultra liberisti, nella convinzione che la competitività delle imprese sia dovuta unicamente alla compressione del costo del lavoro. Ma inseguire gli standard cinesi e i mercati emergenti sul loro terreno è una politica fallimentare e certamente non "di sinistra". Una politica che sfocia inevitabilmente in una disgraziata deriva ultra liberista e in una follia privatizzatrice  che manco in epoca Thatcher, secondo cui per dare stabilità finanziaria agli stati e competitività alle imprese bisogna attirare investimenti stranieri e "privatizzare" (= svendere)  tutto quello che non era stato ancora privatizzato. All'epoca io scrissi un articolo di fuoco contro questa logica suicida che si può leggere nel riquadro;

in Germania il cancelliere "socialista" Gerard Schroeder trasformatosi nel paladino della locale Confindustria fa approvare il famigerato piano Hartz, riforma del mercato del lavoro da terzo mondo  che spacchetta un posto di lavoro stabile in due o tre precari e part time (i famosi mini jobs), accentuando la dipendenza della Germania dal gas di Putin (per cui poi notoriamente Schroeder andrà a lavorare)  mentre la Merkel che gli succederà, cambierà rotta portando la Germania nella
Terza Rivoluzione Industriale e verso il primato mondiale nell'energia rinnovabile. Va anche ricordato per completezza che in Germania, questa grande svendita è costata molto cara alla sinistra perchè (per fortuna) non tutti sono stati concordi e  c'è stata la scissione della "Linke", guidata dall'ex leader della SPD Oskar Lafontaine  (politico dal nome francese ma di appartenenza germanica), di cui è ora leader la tostissima Sarah Wagenknecht, (della cui amicizia mi onoro), e che fu determinante quando era parlamentare europea per portare i voti della sinistra alla Dichiarazione Scritta di Rifkin per la Terza Rivoluzione Industriale e le politiche energetiche sostenibili del pacchetto 20 20 20. Ecco questa è una vera leader politica di sinistra che non ha dimenticato i valori
Sarha Wagenknecht
fondamentali per i quali la sinistra politica è nata e riesce ancora a esprimerli in modo esplicito e efficace. Per chi non l'avesse ancora visto consiglio di guardare questo video di uno dei suoi interventi nel parlamento tedesco che fa capire che una sinistra  vera in Europa ancora c'è per quanto tragicamente minoritaria e marginale (
https://www.youtube.com/watch?v=lIi4a7ri-dc) ; 

in Grecia, Papandreu, una volta arrivato al potere si butterà a capofitto nella logica del debito, ignorando completamente il piano di terza Rivoluzione Industriale suggerito ed elaborato appositamente  da me e Jeremy
Rifkin per dare alla Grecia la sovranità energetica e alimentare necessarie a tener testa alle folli politiche predatorie di cosiddetta austerità della troika (il rapporto con Papandreu si concluderà con una durissima lettera da parte mia a lui personalmente, che metto in calce a questo articolo, che esprime meglio di qualunque articolo la delusione per il suo tradimento degli ideali rifkiniani oltre che della sinistra). Ma se Papandreu ha iniziato la deriva che trascinerà il Paese nella crisi che lo sta distruggendo, e che si è aggravata con i governi successivi della destra di Samaras, non si può dire che ai giorni nostri, con il governo Tsipras / Varoufakis, siano in vista spettacolari cambiamenti strutturali. Infatti il nuovo governo, mentre si sta dimostrando molto determinato nel reagire agli effetti della crisi con nuove politiche anti inflattive, ripristinando diritti sociali ed economici negati dai governi precedenti, non sembra in grado di capire come agire sulle cause di tale crisi. L'indebitamento greco infatti, (ce lo ricordano Millet e Toussaint nel loro meraviglioso libro "DEBITOCRAZIA", che tutti dovrebbero leggere) è dovuto solo in parte alla cattiva burocrazia e alla pubblica corruzione. La maggior parte del debito è privata. Perchè la Grecia non dispone di materie prime e dunque dipende da politiche di approvvigionamento di filiera lunga ad altissimi costi marginali di fossili, risorse minerarie etc. E quando una economia è basata su costi marginali molto alti, l'intensità di capitali necessaria viene ottenuta contraendo debito, e dunque indebolendo il paese fino a metterlo nelle condizioni di debitore insolvente, costretto a svendere i gioielli di famiglia ai tedeschi e ai cinesi. Che è esattamente quello che hanno fatto Papandreu e Samaras sotto dettatura della troika. Dunque se oggi il governo Tsipras
Varoufakis e Tsipras
vuole spezzare le catene della dipendenza greca dal debito, oltre a ridurre il debito passato deve anche garantirsi che non si creino i presupposti per un indebitamento futuro e per questo è necessario varare un piano di terza rivoluzione industriale per dare al paese la sovranità energetica, alimentare e economica che gli permetta di fare economia abbassando i costi marginali e dunque (appunto) riducendo la necessità di futuri indebitamenti. In questo senso mi sia permesso di esprimere una certa perplessità per le relazioni pericolose instaurate con Putin. Che lui si compri il debito in un gioco delle tre carte geopolitico in cui si sostituisce il creditore ci può anche stare. Ma che tutto questo venga ottenuto al prezzo di concedere alla Russia fossile di Putin permessi di trivellazione, gasdotti e altre attività che infogneranno la Grecia nella dipendenza da fossili sempre di più, mi pare miope e scellerato. Come ho detto nella mia conferenza a Patrasso il 25 aprile scorso, "La Grecia non deve uscire dall'Euro! Deve uscire dal petrolio!" 

Il pubblico ha dimostrato d apprezzare con entusiasmo. Tsipras invece va per la sua strada disinteressandosi con incoscienza delle implicazioni a lungo termine per il suo Paese dell'abbraccio mortale con il fossile Putin; 
infine torniamo all'Italia e alla sua frammentatissima e smandrappata sinistra. Già verso la fine degli anni 90, quello che  si supponeva essere il primo governo di sinistra della storia nazionale, il governo D'Alema, oltre a macchiarsi del peggiore crimine immaginabile per un politico, ossia l'"intelligenza con il nemico", (perpetrato negando le frequenze di Rete 4 alla televisione dell'imprenditore abruzzese Francesco Di Stefano, Europa 7 che le aveva
L'imprenditore televisivo Francesco Di Stefano, Europa 7
legittimamente conquistate tramite regolare procedura di evidenza pubblica, regalando al presunto avversari Berlusconi, 30 anni di dominio totale sull'informazione televisiva), il governo di D'Alema si diede come mai prima di allora alla finanza speculativa (i Capitani Coraggiosi, il caso Telecom, etc) tanto da meritare la sarcastica affermazione di Guido Rossi che  Palazzo Chigi era ormai diventata l'unica Merchant Bank in cui non si parla l'inglese. Dopo D'Alema alla guida della sinistra italiana si sono avvicendati personaggi sotto il limite della decenza, dal Fassino che telefona a Consorte con la famosa affermazione "Allora abbiamo una banca?" (peraltro ce l'avevano già. Era il Monte dei Paschi di Siena, da alcuni ribattezzato Monte dei Pasti, per la moltitudine di fondazioni locali e nazionali d pseudo sinistra a cui ha dato da mangiare), al Veltroni che, non appena eletto segretario dl PD si butta in pasto a Berlusconi pugnalando alle spalle tre  milioni di elettori che lo avevano votato alle primarie, e il governo Prodi, al Bersani che si spende per TAV e grandi opere, e prende finanziamenti dall'ILVA per far fuori gli Eco Dem dal Parlamento (è ormai storia assodata). In queste condizioni di allegro tradimento, nel 2005 emerge l'astro di Vendola, nel quale tutti abbiamo creduto perchè le sue affabulazioni  suonavano come il necessario riscatto per una sinistra burocratico-sindacale di comitati d'affari locali e nazionali piddini collusi con quelli piddiellini, sponsor di personaggi improbabili come l'asso pigliatutto Bertolaso, e espressione di torbidi ambienti collusi con mafie locali dai Crisafulli e Crocetta in Sicilia ai De Luca e Bassolino in Campania,  al Lazio dove il capo di gabinetto del Sindaco Veltroni, Luca Odevaine, è stato arrestato per i suoi rapporti pericolosi con
le cooperative mafiose di Buzzi e Carminati. 

LA METEORA VENDOLA
Vendola si staglia luminosamente nel firmamento della sinistra italiana con affermazioni che lasciano sperare. Dice che bisogna ricominciare dalla biosfera, e dalla valorizzazione del territorio. Che bisogna riscattare il peso del compromesso degli anni bui con la luminosa legittimazione popolare di una nuova classe politica libera dalle collusioni del passato, che bisogna slegare le mani alla società civile e permetterle di entrare nella stanza dei bottoni, che bisogna battere la grammatica del dolore e dell'oppressione con un nuovo alfabeto di democrazia dal basso e di protagonismo della cittadinanza attiva. Purtroppo l'astro si
Così si presentava Vendola nel 2005...
rivelerà una meteora e discenderà alla velocità della luce perpetrando forse il tradimento più stridente dei millantati ideali di giustizia sociale, apprendendo con grande velocità i metodi di quel passato che si voleva superare, e formando nuove clientele di segno diverso ma sempre clientele. La Sanità pugliese, da diritto per tutti, è stata trasformata in un privilegio per pochi, paradiso delle cliniche private e della speculazione farmaceutica. Lo scellerato progetto di finanziare con centinaia di milioni Don Verzè perchè costruisse un San Raffaele a Taranto, si fermò solo per l'arresto (e poi la morte) del diretto interessato. Come se gli operatori sanitari degli ospedali tarantini, qualora adeguatamente finanziati, non sarebbero stati in grado di esprimere la stessa eccellenza (se non di più) delle cliniche private dell'oscuro prete milanese. Ancora peggiore è quello che è successo nel campo dell' l'energia rinnovabile, che è diventato terreno di caccia dei grandi speculatori finanziari (gratificati del titolo di "investitori"), e ha escluso la piccola e media impresa locale a vantaggio di tutti i grandi gruppi. Memorabile in questo senso, la reprimenda di Carlo Petrini in prima pagina su Repubblica del 17 aprile 2010 in cui si invocava una inversione di tendenza del modello fotovoltaico centralizzato che arricchiva pochi grandi investitori e impoveriva il terreno e le risorse agricole, per realizzare un modello distribuito di piccoli impianti integrati nelle aziende agricole allo scopo di coadiuvarne la decarbonizzazione con applicazioni specificamente pensate per l'agricoltura come l'irrigazione fotovoltaica e la refrigerazione solare, cofinanziati con appositi bandi per usare fondi europei altrimenti inutilizzati.

(si veda http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/04/17/pannelli-solari-via-dalle-campagne-via-dalle.html) . 
Archinà e Vendola
Si chiusero così le stalle a buoi scappati (ormai i grandi impianti a terra erano centinaia, con gravi danni per l'agricoltura e l'idrogeologia della regione) e si aprirono le porte al modello distribuito. Ma siccome Vendola pensa in grande, snobbò la piccola impresa pugliese e passo direttamente a fare accordi con i grandi gruppi perchè il fotovoltaico su tetti lo mettessero solo ENEL Green Power e Beghelli, sollevando la furia delle associazioni della piccola e media impresa pugliese. Una furia che è niente rispetto a quella dei Tarantini quando vennero rese note le conversazioni telefoniche fra Vendola e Archinà, sulle quali stendo un velo pietoso anche perchè presumo che non ci sia nessun dei lettori che non le abbia sentite almeno due volte,  la prima per superare lo sbigottimento e l'incredulità e la seconda per superare i conati di vomito. 
Ma per chi come me aveva vissuto i tradimenti e i voltafaccia di Vendola, (a cominciare dalla inqualificabile maleducazione di far venire Rifkin per una conferenza sulla terza Rivoluzione industriale al Castello Svevo di bari nel 2006 e alzarsi e andar via prima che Rifkin prendesse la parola), la telefonata con Archinà è stata solo una terribile conferma e non certo una sorpresa! 

E qui, il cerchio si chiude e ritorniamo al punto d partenza, ossia alle ragion invocate da Barbara Spinelli, epigona di una grande tradizione democratica e libertaria inaugurata con la rivoluzione europea che suo padre Altiero e altri visionari come Ernesto Rossi e Eugenio Colorni, avevano avuto il coraggio di immaginare e scrivere a Ventotene in piena guerra mondiale nel 1941/2.

LA SINISTRA E IL MANIFESTO DI ALTIERO SPINELLI

Si legge in questo testo ispirato e visionario, una anticipazione di quello che è successo alla sinistra italiana (e europea e mondiale)...

"La linea di divisione tra partiti progressisti e partiti reazionari cade perciò ormai, non lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, del maggiore o minore socialismo da istituire, ma lungo la sostanziale nuovissima linea che separa coloro che concepiscono, come campo centrale della lotta quello antico, cioè la conquista e le forme del potere politico nazionale, e che faranno, sia pure involontariamente il gioco delle forze reazionarie, lasciando che la lava incandescente delle passioni popolari torni a solidificarsi nel vecchio stampo e che risorgano le vecchie assurdità, e quelli che vedranno come compito centrale la creazione di un solido stato internazionale, che indirizzeranno verso questo scopo le forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale, lo adopreranno in primissima linea come strumento per realizzare l'unità internazionale"
Spinelli a Ventotene nel film Rai "Il Mondo Nuovo"

Sul piano propositivo, il Manifesto di Ventotene esprime proposte chiarissime:
"Un'Europa libera e unita è premessa necessaria per il potenziamento della civiltà moderna, di cui l'éra totalitaria rappresenta un arresto. La fine di questa era farà riprendere immediatamente in pieno il processo storico contro le disuguaglianze e i privilegi sociali. Tutte le vecchie istituzioni conservatrici, che ne impedivano l'attuazione, saranno crollanti o crollate, e questa loro crisi dovrà essere sfruttata con coraggio e decisione. La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista, cioè dovrà proporsi la emancipazione delle classi lavoratrici e la creazione per esse di condizioni più umane di vita".

"La rivoluzione Europe dovrà essere socialista... dovrà cioè proporsi la emancipazione delle classi lavoratrici e la creazione per esse di condizioni più umane di vita".

Mi domando quale parte di questa frase chiarissima non sia stata compresa dalle classi dirigenti della sinistra venduta e compromissoria dei comitati d'affari dalemian/fassinian/bersanian/vendoliani....

Aggiungiamo che l'Europa di Spinelli era basata su un modello economico in cui :   "non si possono più lasciare ai privati le imprese che, svolgendo un'attività necessariamente monopolistica, sono in condizioni di sfruttare la massa dei consumatori (ad esempio le industrie elettriche); le imprese che si vogliono mantenere in vita per ragioni di interesse collettivo, ma che per reggersi hanno bisogno di dazi protettivi, sussidi, ordinazioni di favore, ecc. (l'esempio più notevole di questo tipo di industrie sono in Italia ora le industrie siderurgiche); le imprese che per la grandezza dei capitali investiti ed il numero degli operai occupati, o per l'importanza del settore che dominano, possono ricattare gli organi dello stato imponendo la politica per loro più vantaggiosa (es. industrie minerarie, grandi istituti bancari, industrie degli armamenti). È questo il campo in cui si dovrà procedere senz'altro a nazionalizzazioni su scala vastissima, senza alcun riguardo per i diritti acquisiti"
Spinelli e compagni vanno ancora più nello specifico e arrivano ad affermare che  "diritto di proprietà e il diritto di successione hanno permesso di accumulare nelle mani di pochi privilegiati ricchezze che converrà distribuire, durante una crisi rivoluzionaria, in senso egualitario per eliminare i ceti parassitari e per dare ai lavoratori gl'istrumenti di produzione di cui abbisognano, onde migliorarne le condizioni economiche e far loro raggiungere una maggiore indipendenza di vita. Pensiamo cioè ad una riforma agraria che, passando la terra a chi la coltiva, aumenti enormemente il numero dei proprietari, e ad una riforma industriale che estenda la proprietà dei lavoratori, nei settori non statizzati, con le gestioni cooperative, l'azionariato operaio, ecc"
Spinelli al Parlamento Europeo nel film "Il Mondo Nuovo"

E non finisce qui! C'è perfino l'intuizione della necessità democratica di un reddito di cittadinanza quando si afferma che : "La solidarietà sociale verso coloro che riescono soccombenti nella lotta economica dovrà perciò manifestarsi non con le forme caritative, sempre avvilenti, e produttrici degli stessi mali alle cui conseguenze cercano di riparare, ma con una serie di provvidenze che garantiscano incondizionatamente a tutti, possano o non possano lavorare, un tenore di vita decente, senza ridurre lo stimolo al lavoro e al risparmio. Così nessuno sarà più costretto dalla miseria ad accettare contratti di lavoro iugulatori;"

Voglio sottolineare quel "Così nessuno sarà più costretto dalla miseria ad accettare contratti di lavoro iugulatori" Non è stupefacente come le parole dei padri fondatori dell'Europa descrivano perfettamente non solo la realtà del capitalismo nazifascista violento e spietato degli anni 40, ma anche l'Europa ultraliberista della troika? 
Il manifesto di Ventotene identifica in una Europa che applicherà rigorosamente i principi di eguaglianza, il possibile antidoto al ripetersi di queste tragedie storiche. E non si tratta  di un egualitarismo di facciata ma di una eguaglianza realizzata concretamente,  "...i giovani vanno assistiti con le provvidenze necessarie per ridurre al minimo le distanze fra le posizioni di partenza nella lotta per la vita. In particolare la scuola pubblica dovrà dare la possibilità effettiva di proseguire gli studi fino ai gradi superiori ai più idonei, invece che ai più ricchi; e dovrà preparare, in ogni branca di studi per l'avviamento ai diversi mestieri e alla diverse attività liberali e scientifiche, un numero di individui corrispondente alla domanda del mercato, in modo che le rimunerazioni medie risultino pressappoco eguali, per tutte le categorie professionali, qualunque possano essere le divergenze tra le rimunerazioni nell'interno delle categorie, a seconda delle diverse capacità individuali;

Si tratta di una Europa creatrice di "un nuovo ordine nell'interesse di un larghissimo strato di cittadini per dare alla vita politica una consolidata impronta di libertà, impregnata di un forte senso di solidarietà sociale. Su queste basi le libertà politiche potranno veramente avere un contenuto concreto e non solo formale per tutti, in quanto la massa dei cittadini avrà una indipendenza ed una conoscenza sufficiente per esercitare un efficace e continuo controllo sulla classe governante".

E per essere ancora più chiari...
"la liberazione delle classi lavoratrici può aver luogo solo non lasciandole ricadere nella politica economica dei sindacati monopolistici, che trasportano semplicemente nel campo operaio i metodi sopraffattori caratteristici specialmente del grande capitale. I lavoratori debbono tornare ad essere liberi di scegliere i fiduciari per trattare collettivamente le condizioni a cui intendono prestare la loro opera, e lo stato dovrà dare i mezzi giuridici per garantire l'osservanza dei patti conclusi; ma tutte le tendenze monopolistiche potranno essere efficacemente combattute, una volta che saranno realizzate quelle trasformazioni sociali."

Ecco il background culturale che dobbiamo tenere presente se vogliamo comprendere appieno le critiche di Barbara Spinelli alla Lista Tsipras dalla quale è appena uscita. 
Una tale nobiltà di visione non è compatibile in alcun modo con la sinistra stracciona ipocrita e velleitaria disposta a svendersi per uno stipendio da parlamentare o un vitalizio da Presidente di Regione. 
Invece la visione Spinelliana anticipa e trova profonda  trova rispondenza nell'intuizione rifkiniana che il capitalismo sta gradualmente cedendo il passo a una economia della condivisione dal basso nella quale i cittadini interagiscono in Commons Collaborativi che rispettano le regole della biosfera, le risorse naturali e le leggi della termodinamica. E infatti Quando Barbara Spinelli e Rifkin si sono incontrati, l'intesa sul nuovo modello di società per il quale conviene battersi è stata totale. 


Mentre nessuna intesa può esserci con la sinistra vendoliana del compromesso con i poteri forti economici e finanziari, e se errore c'è stato, è stato forse all'origine, nell'accettare di continuare a rimanere in lista con chi di questo questo compromesso puzzava perchè ne era espressione più o meno consapevole. 

Ma adesso che Barbara Spinelli è nel Parlamento Europeo, più che domandarsi se dovrebbe dimettersi in conseguenza della sua presa di distanze dalla lista Tsipras, la vera questione che si pone è a mio avviso ben diversa.

Può il suo contributo e la sua stessa presenza  aiutare questa istituzione ormai allo sbando a riscoprire il proprio ruolo di guida ispiratrice dell'integrazione europea e l'Europa stessa a riscoprire quella anima sociale che l'ha giustificata dalle origini fino a Jacques Delors e che ancora oggi dispiega tutta la sua forza attrattiva quando si leggono le profetiche parole del Manifesto di Ventotene? 

Ecco, marzullianamente mi son fatto una domanda e, probabilmente, mi sono anche dato una risposta...


Allegato 1. L'Intervista su Repubblica a Barbara Spinelli.

ROMA - Barbara Spinelli, la sua decisione di lasciare la lista in cui era stata eletta all'europarlamento, "L'Altra Europa con Tsipras", ha scatenato le polemiche. Il coordinatore di Sel, Fratoianni, la accusa di essere incoerente, rimproverandole di aver voluto tenere il seggio proprio per garantire la tenuta di quel progetto di cui oggi dichiara il fallimento. E sui social network c'è addirittura chi la accusa di tradimento. Come risponde?
"Io non trovo che ci siano né incoerenza né tradimento. Il motivo per cui, da tempo ormai, ho preso le distanze da "L'Altra Europa" è che secondo me è stata la lista ad abbandonare il progetto originario, che era quello di creare un insieme di forze della sinistra molto costruito dal basso, basato sull'associazionismo, sulla società civile. E soprattutto non dominato dai vecchi partiti della sinistra radicale. In questo anno e mezzo, piano piano ho avuto invece l'impressione di un predominio dei piccoli partiti che avevano promesso di sciogliersi ma non si sciolgono mai".

Cosa è successo? Siete in tre, a Strasburgo: non andavate più d'accordo?
"Gli altri deputati de "L'Altra Europa" sono al tempo stesso in un partito: Curzio Maltese, sia pure come indipendente, è entrato nel comitato direttivo di Sel, Eleonora Forenza è nella segreteria di Rifondazione. Io ero espressione solo della Lista, ma nel frattempo "L'Altra Europa" è stata monopolizzata da Sel e Rifondazione. Nell'assemblea del 18 aprile è stata resa nota una lettera aperta di buona parte dei militanti, firmata anche da me, che si sono dissociati e sono praticamente usciti da "L'Altra Europa". Tra questi: Luciano Gallino e Guido Viale".

Provo a mettermi nella testa di un elettore di sinistra, che forse si starà chiedendo: ma come, in Grecia ha vinto Tsipras, in Spagna il consenso di Podemos cresce, e in Italia la sinistra frana?
"Non si può dire che sia solo colpa della nostra lista se in Italia non c'è Tsipras né Podemos. Sicuramente c'è un difetto: "L'Altra Europa" si è rivelata un'aggregazione di mini-partiti, non è riuscita a rappresentare strati più ampi della società. Però in Italia c'è anche il Movimento 5 Stelle, che prende una gran parte dell'elettorato antigovernativo di sinistra".

Lei considera di sinistra il Movimento 5 Stelle?
"Nel Movimento 5 Stelle ci sono molte componenti. Una è senz'altro quella che fa importanti battaglie sociali che sono tradizionali della sinistra. La battaglia che stanno facendo i Cinquestelle sul reddito di cittadinanza è una battaglia che secondo me avrebbe dovuto fare "L'Altra Europa". Ma non l'ha fatta. Quando al Parlamento europeo il M5S ha fatto un'iniziativa sul reddito minimo, ho aderito".

Lei crede che ormai la sinistra fuori dal Pd sia condannata alla frammentazione?
"Non necessariamente. Io sono favorevole all'idea di Landini di una "coalizione sociale". È un progetto ancora timido, che deve strutturarsi, ma proprio la sua nascita segnala che l'esperienza della lista Tsipras è ormai superata. Sicuramente bisogna pensare a qualcosa che non sia un partito classico. Prima che Syriza diventasse un partito sono passati anni. Podemos non è un partito. Il M5S non è un partito. Il peso degli apparati deve ridursi al minimo, e lasciare spazio ai movimenti, alla società".

Ha letto i commenti su Facebook? Molti le chiedono: ma se hai lasciato la lista, perché non ti dimetti da europarlamentare?
"Perché in Europa continuo a battermi per le idee che ho difeso in campagna elettorale, per il programma che ho in parte scritto. Sono stata eletta dagli elettori, non dagli apparati ".

Sotto quale bandiera?
 Ha detto che non intende fondare un altro partitino.
"L'Italia ha una nobile tradizione di indipendenti, soprattutto in Europa. Molti eurodeputati, tra cui mio padre, sono stati indipendenti di sinistra. O lo sono, come Sergio Cofferati. Lo sarò anch'io".

http://www.repubblica.it/politica/2015/05/13/news/barbara_spinelli_la_lista_tsipras_e_finita_tutta_colpa_di_sel_e_rc_ma_io_non_mi_dimettero_-114230727/?ref=HRER2-2




Allegato 2. Il mio email di commiato dal leader dell'Internazionale Socialista e allora neo primo ministro George Papandreu. 

From: Angelo Raffaele Consoli <XXX@gmail.com>
Date: 2010/9/9
Subject: a message from Angelo Consoli on the Mediterranean climate change initiative in Athens
To: "XXX@politicalforum.gr" <XXXXX@politicalforum.gr>


Dear George,
I have just been informed about the Mediterranean Climate Change initiative you are hosting on the 22nd of October in Athens and it surprises me that Jeremy has not been considered at all for that. 
It also surprises me that his last deeply felt message to you  (here below) remains still  unreplied since the 8th of July. 
 As you certainly recall, Jeremy's vision has based the bold 20 20 20 European strategy of the Commission, as well as the Third Industrial Revolution Industrial long term plans of Chancellor Merkel in Germany. It is also encompassed in the EU legislation after the Thrid Industrial Revolution Written Declaration was approved in May 2007 by the European Parliament, with the unanimous support  of the Greek Socialist delegation (as well as the signature of all the Group Presidents and Committee leaders). 
It would have done no harm to recall this powerful and prestigiuos background to your initiative on the 22nd of October. I am sure that Jeremy would have enthousiastically supported your initiative, had he been required. Furthermore,  his vision fully complements the deserving work of his very good friend Rejandra Pachouri, with whom he has been called to share the Herald Tribune Climate Conference in Lisbon. The many prominent EIB representatives would have certainly benefitted from a the awareness that there is a Third Industrial Revolution economic long term game plan supporting the financial commitments of Greece (and of Europe).
In any case I fail to understand how it is possible that we not been consulted nor informed of this initiative after all the time spent talking with you about introducing this new powerful narrative and economic strategy in Greece, (last with his interview to TO VIMA on the 4th of July), in Europe and in the world, as it was the case when Jeremy addressed, on your invitation the International Socialist in Lagonissi. 
I need to understand what happened and why, because Jeremy is for sure going to ask me, as soon as the Greek media will  approach him to have his comments on his absence from such an important event. 
I would not like him to jump to the wrong conclusions. 
I myself  tend to jump to the wrong conclusions when I think that Tina Birbili has never returned not even one of my emails to her since she became Minister. Not one. And that she declined the dinner meeting with Jeremy and yorself last December, chosing to be represented by Dimitri Lalas who spent the whole evening putting Jeremy down, interrupting him sometimes rudely, and contraddicting his vision, and yours. 
Dear George, I don't want to sound paranoid, but I know how much Jeremy cares for you and the difficult task you are facing, and how hard Jeremy has been trying to help you provide your compatriots with a new hope based on jobs and redistribution of the wealth generated by a new, distributed energy model, in an empathic manner.
And I know he will be disapponted when he will see that his concern has been disregarded without even the courtesy of informing him. Disappointed as a friend can be. Especially at a time when his vision is being implemented in Rome, Sicily, and other regions with whose leaders Jeremy cannot claim the same commong feeling and shared history as with you.
I would greatly appreciate your thoughts on this.
With unchanged consideration
Angelo 

sabato 16 maggio 2015

L'ENERGIA SOLARE STA RENDENDO ANTIECONOMICA QUELLA FOSSILE (MA IN TV E' VIETATO DIRLO...)

E' uscito oggi il Rapporto sui Comuni rinnovabili 2015: ormai quasi il 40% dell'elettricità italiana è da fonti rinnovabili. Alla faccia di chi "gufava" che con le rinnovabili non si sarebbe mai arrivati a fare massa critica per le esigenze energetiche di un paese moderno. Attraverso il contributo di oltre 800.000 impianti rinnovabili ormai presenti in tutti gli 8047 Comuni italiani, l’Italia ha ridotto le importazioni dall’estero di fonti fossili, la produzione dagli impianti più inquinanti e dannosi per il clima (nel termoelettrico -34,2% dal 2005) ed è calato anche il costo dell’energia elettrica: da 76 a 48 euro per megawattora tra il 2008 e il 2014. Ma tutto wuesto non si è riflesso nelle nostre bollette, anzi l'ENEL (e il governo) continuano a "chiagnere e fottere" accusando le rinnovabili dell'esatto contrario (alto costo dell'energia), che è invece dovuto ai loro investimenti in impianti fossili ormai anti economici. Questo risultato è ancora più notevole se si pensa a tutti i bastoni fra le ruote amministrativi, fiscali, ed economici che il governo ha messo alle rinnovabili dalla revisione retroattiva degli incentivi del 2011 alla tassazione dell'autoproduzione del 2014. E al contempo si incentivano e mettono in corsia preferenziale trivellazioni, gasdotti e carbone, quando l'Europa raccomanda di fare esattamente il contrario (ma l'Europa si sa, va assecondata solo se ci impone macelleria sociale e riforme del mercato del lavoro, non se propone politiche energetiche e economiche virtuose e a lata intensità di lavoro). E tutto questo non c'è nessuno che va in televisione a dirlo. E quando dico nessuno intendo dire proprio nessuno. A parte me. Io ci ho provato quando sono stato a Ballarò. Infatti non mi hanno più chiamato...















Per coloro che fossero interessati ad approfondire:

http://www.repubblica.it/ambiente/2015/05/13/news/rinnovabili_italia_prima_al_mondo_per_il_solare-114238347/?ref=HRLV-16


RINNOVABILI, ITALIA PRIMA AL MONDO PER IL SOLARE. MA I TAGLI AGLI INCENTIVI FRENANO IL BOOM.
Il rapporto "Comuni rinnovabili 2015" di Legambiente fotografa la crescita dell'energia pulita con 800mila impianti e il 38% dei consumi elettrici. Ma le misure fiscali del governo ostacolano questa rivoluzione nata dal basso. Premiati Campo Tures (BZ), Forlì e Celle San Vito (FG)



ROMA – Non solo le energie rinnovabili sono diffuse ormai nel 100% dei Comuni italiani, ma il nostro Paese conquista il primo posto nel mondo per il solare. E il contributo ai consumi elettrici schizza al 38%. Dati che fotografano il particolare andamento della rivoluzione energetica italiana, che cresce dal basso ma viene osteggiata dall'alto, con tagli retroattivi e improvvisi che frenano una crescita ormai forte di oltre 800 mila impianti sparsi in tutto il territorio. È questo il quadro che esce dal rapporto "Comuni Rinnovabili 2015"di Legambiente, giunto alla sua decima edizione e presentato oggi a Roma.

Numeri incoraggianti. Negli ultimi dieci anni le fonti rinnovabili hanno contribuito a cambiare il sistema energetico italiano. Oggi gli impianti sono presenti in tutti gli 8.047 Comuni italiani, con una progressione costante (erano appena 356 nel 2005, 3.190 nel 2007, 6.993 nel 2009) e con risultati sempre più importanti di copertura dei fabbisogni elettrici e termici locali. Complessivamente in Italia nel 2014 le rinnovabili hanno contribuito a soddisfare il 38,2% dei consumi elettrici complessivi (nel 2005 si era al 15,4) e il 16% dei consumi energetici finali (quando nel 2005 eravamo solo al 5,3%). Come detto, l’Italia è il primo Paese al mondo per incidenza del solare rispetto ai consumi elettrici (ad aprile 2015 oltre l’11%), sfatando così la convinzione che queste fonti avrebbero sempre e comunque avuto un ruolo marginale nel sistema energetico italiano e che un loro eccessivo sviluppo avrebbe creato rilevanti problemi di gestione della rete. A impressionare sono da un lato i numeri della produzione da fonti rinnovabili passata in tre anni da 84,8 a 118 TWh, e dall’altro quelli di distribuzione degli impianti da fonti rinnovabili: circa 800mila, come già accennato, tra elettrici e termici, distribuiti nel territorio e nelle città, sempre più spesso integrati con smart grid (reti di distribuzione elettrica "intelligenti") e sistemi di accumulo o in autoproduzione, che oggi sono la frontiera dell’innovazione energetica nel mondo. Attraverso il contributo di questi impianti, e il calo dei consumi energetici, l’Italia ha ridotto le importazioni dall’estero di fonti fossili, la produzione dagli impianti più inquinanti e dannosi per il clima (nel termoelettrico -34,2% dal 2005) ed è calato anche il costo dell’energia elettrica: da 76 a 48 euro per megawattora tra il 2008 e il 2014, anche se per una serie di ragioni (tra cui incompleta liberalizzazione del sistema, spinta insufficiente verso l'innovazione tecnologica, ritardi nella realizzazione delle smart grid) questa riduzione non è stata trasferita ai consumatori.

TABELLE

"Le rinnovabili al 38% dimostrano quanto oggi uno scenario incentrato su fonti alternative e efficienza energetica sia già una realtà  - spiega Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente -. Ora occorre aprire una seconda fase di questa rivoluzione energetica dal basso: l'obiettivo è il Green Act, che potrebbe fare da volano per il rilancio degli interventi per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio e la diffusione delle rinnovabili".

Guardavideointervista al ministro dell'Ambiente sul Green Act

I tagli agli incentivi. Se infatti nel corso del 2014 sono aumentate le installazioni per tutte le fonti, i ritmi di crescita sono purtroppo molto inferiori rispetto al passato: per il fotovoltaico negli ultimi due anni sono stati installati 1.864MW contro i 13.194 del biennio 2011-2012, nell’eolico sono stati installati 170MW nel 2014 contro una media di 770 degli anni passati, stessi dati per il mini idroelettrico e le altre fonti. Le ragioni di questa situazione sono due, la prima riguarda l’assenza di procedure chiare per l’approvazione dei progetti che blocca gli impianti eolici (per quelli offshore ancora nessun impianto è stato realizzato a fronte di 15 progetti presentati), solari termodinamici, da biomasse, mini idroelettrici, geotermici. La seconda ragione sta nella totale incertezza in cui il settore si trova a seguito di interventi normativi che in questi anni hanno introdotto tagli agli incentivi, barriere e tasse senza al contempo dare alcuna prospettiva chiara per il futuro. La scure di Palazzo Chigi si è dunque abbattuta su un mercato che vale più di 100 mila posti di lavoro.

LeggiPasticcio fotovoltaico, arriva il taglio degli incentivi |Competitività, così cambiano gli incentivi per il fotovoltaico

I Comuni premiati. Il premio "Comuni Rinnovabili 2015" è andato a Campo Tures (BZ), in Alto Adige, che è riuscito a soddisfare l'intero fabbisogno energetico del territorio grazie a un mix di 7 tecnologie da fonti rinnovabili elettriche e termiche e alla gestione locale dell'intera filiera energetica (sia la rete elettrica che quella di teleriscaldamento sono di proprietà comunale). Nel Comune, di circa 5.200 abitanti, una cooperativa energetica con 1.500 soci tra cui la stessa amministrazione, serve le circa 2.000 utenze, sia per la parte elettrica che per quella termica, con un risparmio medio del 30% rispetto ai prezzi di mercato. Campo Tures è uno dei 35 Comuni 100% rinnovabili in Italia, ossia quelli nei quali le fonti rinnovabili installate riescono a superare i fabbisogni sia elettrici che termici dei cittadini (riscaldamento delle case, acqua calda per usi sanitari, elettricità), attraverso impianti a biomasse e geotermici allacciati a reti di teleriscaldamento.

Inoltre Forlì si è aggiudicato il premio "Buona pratica" per l'innovazione in campo energetico. Ha infatti inaugurato recentemente il primo campo solare termico a concentrazione in Italia a servizio di utenze industriali: un progetto pilota finalizzato alla sostituzione dei combustibili fossili con energie rinnovabili in un'area industriale di circa 20mila mq utilizzando solo materiali completamente riciclabili. Al piccolo Comune di Celle San Vito (FG) il premio Buona pratica per l'efficienza energetica è stato assegnato, invece, per la capacità di portare avanti progetti finalizzati a riqualificare energeticamente edifici esistenti.
ROMA – Non solo le energie rinnovabili sono diffuse ormai nel 100% dei Comuni italiani, ma il nostro Paese conquista il primo posto nel mondo per il solare. E il contributo ai consumi elettrici schizza al 38%. Dati che fotografano il particolare andamento della rivoluzione energetica italiana, che cresce dal basso ma viene osteggiata dall'alto, con tagli retroattivi e improvvisi che frenano una crescita ormai forte di oltre 800 mila impianti sparsi in tutto il territorio. È questo il quadro che esce dal rapporto "Comuni Rinnovabili 2015" di Legambiente, giunto alla sua decima edizione e presentato oggi a Roma.

Numeri incoraggianti. Negli ultimi dieci anni le fonti rinnovabili hanno contribuito a cambiare il sistema energetico italiano. Oggi gli impianti sono presenti in tutti gli 8.047 Comuni italiani, con una progressione costante (erano appena 356 nel 2005, 3.190 nel 2007, 6.993 nel 2009) e con risultati sempre più importanti di copertura dei fabbisogni elettrici e termici locali. Complessivamente in Italia nel 2014 le rinnovabili hanno contribuito a soddisfare il 38,2% dei consumi elettrici complessivi (nel 2005 si era al 15,4) e il 16% dei consumi energetici finali (quando nel 2005 eravamo solo al 5,3%). Come detto, l’Italia è il primo Paese al mondo per incidenza del solare rispetto ai consumi elettrici (ad aprile 2015 oltre l’11%), sfatando così la convinzione che queste fonti avrebbero sempre e comunque avuto un ruolo marginale nel sistema energetico italiano e che un loro eccessivo sviluppo avrebbe creato rilevanti problemi di gestione della rete. A impressionare sono da un lato i numeri della produzione da fonti rinnovabili passata in tre anni da 84,8 a 118 TWh, e dall’altro quelli di distribuzione degli impianti da fonti rinnovabili: circa 800mila, come già accennato, tra elettrici e termici, distribuiti nel territorio e nelle città, sempre più spesso integrati con smart grid (reti di distribuzione elettrica "intelligenti") e sistemi di accumulo o in autoproduzione, che oggi sono la frontiera dell’innovazione energetica nel mondo. Attraverso il contributo di questi impianti, e il calo dei consumi energetici, l’Italia ha ridotto le importazioni dall’estero di fonti fossili, la produzione dagli impianti più inquinanti e dannosi per il clima (nel termoelettrico -34,2% dal 2005) ed è calato anche il costo dell’energia elettrica: da 76 a 48 euro per megawattora tra il 2008 e il 2014, anche se per una serie di ragioni (tra cui incompleta liberalizzazione del sistema, spinta insufficiente verso l'innovazione tecnologica, ritardi nella realizzazione delle smart grid) questa riduzione non è stata trasferita ai consumatori.

TABELLE

"Le rinnovabili al 38% dimostrano quanto oggi uno scenario incentrato su fonti alternative e efficienza energetica sia già una realtà  - spiega Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente -. Ora occorre aprire una seconda fase di questa rivoluzione energetica dal basso: l'obiettivo è il Green Act, che potrebbe fare da volano per il rilancio degli interventi per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio e la diffusione delle rinnovabili".

Guarda: videointervista al ministro dell'Ambiente sul Green Act

9I tagli agli incentivi. Se infatti nel corso del 2014 sono aumentate le installazioni per tutte le fonti, i ritmi di crescita sono purtroppo molto inferiori rispetto al passato: per il fotovoltaico negli ultimi due anni sono stati installati 1.864MW contro i 13.194 del biennio 2011-2012, nell’eolico sono stati installati 170MW nel 2014 contro una media di 770 degli anni passati, stessi dati per il mini idroelettrico e le altre fonti. Le ragioni di questa situazione sono due, la prima riguarda l’assenza di procedure chiare per l’approvazione dei progetti che blocca gli impianti eolici (per quelli offshore ancora nessun impianto è stato realizzato a fronte di 15 progetti presentati), solari termodinamici, da biomasse, mini idroelettrici, geotermici. La seconda ragione sta nella totale incertezza in cui il settore si trova a seguito di interventi normativi che in questi anni hanno introdotto tagli agli incentivi, barriere e tasse senza al contempo dare alcuna prospettiva chiara per il futuro. La scure di Palazzo Chigi si è dunque abbattuta su un mercato che vale più di 100 mila posti di lavoro.

Leggi: Pasticcio fotovoltaico, arriva il taglio degli incentivi | Competitività, così cambiano gli incentivi per il fotovoltaico

I Comuni premiati. Il premio "Comuni Rinnovabili 2015" è andato a Campo Tures (BZ), in Alto Adige, che è riuscito a soddisfare l'intero fabbisogno energetico del territorio grazie a un mix di 7 tecnologie da fonti rinnovabili elettriche e termiche e alla gestione locale dell'intera filiera energetica (sia la rete elettrica che quella di teleriscaldamento sono di proprietà comunale). Nel Comune, di circa 5.200 abitanti, una cooperativa energetica con 1.500 soci tra cui la stessa amministrazione, serve le circa 2.000 utenze, sia per la parte elettrica che per quella termica, con un risparmio medio del 30% rispetto ai prezzi di mercato. Campo Tures è uno dei 35 Comuni 100% rinnovabili in Italia, ossia quelli nei quali le fonti rinnovabili installate riescono a superare i fabbisogni sia elettrici che termici dei cittadini (riscaldamento delle case, acqua calda per usi sanitari, elettricità), attraverso impianti a biomasse e geotermici allacciati a reti di teleriscaldamento.

Inoltre Forlì si è aggiudicato il premio "Buona pratica" per l'innovazione in campo energetico. Ha infatti inaugurato recentemente il primo campo solare termico a concentrazione in Italia a servizio di utenze industriali: un progetto pilota finalizzato alla sostituzione dei combustibili fossili con energie rinnovabili in un'area industriale di circa 20mila mq utilizzando solo materiali completamente riciclabili. Al piccolo Comune di Celle San Vito (FG) il premio Buona pratica per l'efficienza energetica è stato assegnato, invece, per la capacità di portare avanti progetti finalizzati a riqualificare energeticamente edifici esistenti.

Solare. Tornando ai numeri, i Comuni del solare sono 8.047. In tutti i Comuni italiani, infatti, è installato almeno un impianto solare fotovoltaico e in 6.803 almeno un impianto solare termico. Per il fotovoltaico è Macra (CN) a presentare la maggior diffusione rispetto agli abitanti, con una media di 176,5 MW/1.000 abitanti e una potenza assoluta di 9,7 MW in grado di coprire l'intero fabbisogno energetico elettrico del territorio. Secondo i dati di Terna al 31 dicembre 2014 complessivamente sono stati installati 18.854 MW.
Eolico. I Comuni dell’eolico sono 700. Questi impianti, secondo i dati di Terna, hanno permesso di produrre 14,9 TWh di energia, pari al fabbisogno elettrico di oltre 5,5 milioni di famiglie. Sono 323 i Comuni che si possono considerare autonomi dal punto di vista elettrico grazie all’eolico.
Mini-idroelettrico. I Comuni del mini idroelettrico sono 1.160. Il Rapporto prende in considerazione gli impianti fino a 3 MW e la potenza totale installata nei Comuni italiani è di 1.358 MW, in grado di produrre ogni anno oltre 5,4 TWh pari al fabbisogno di energia elettrica di oltre 2 milioni di famiglie.
Geotermia. I Comuni della geotermia sono 484, per una potenza installata pari a 814,7 MW elettrici, 264,4 MW termici e 3,4 MW frigoriferi. Grazie a questi impianti nel 2014 sono stati prodotti circa 5,5 TWh di energia elettrica in grado di soddisfare il fabbisogno di oltre 2 milioni di famiglie.
Bioenergie. I Comuni delle bioenergie sono 2.415 per una potenza installata complessiva di 2.936,4 MW elettrici, 1.306,6 MW termici e 415 kW frigoriferi. In particolare quelli a
 biogas sono in forte crescita e hanno raggiunto complessivamente di 1.165,9 MW elettrici, 176,5 MW termici e 65 kW frigoriferi. Gli impianti a biomasse, nel loro complesso, hanno consentito nel 2014 di produrre circa 12 TWh pari al fabbisogno elettrico di oltre 4,4 milioni di famiglie.



Solare. Tornando ai numeri, i Comuni del solare sono 8.047. In tutti i Comuni italiani, infatti, è installato almeno un impianto solare fotovoltaico e in 6.803 almeno un impianto solare termico. Per il fotovoltaico è Macra (CN) a presentare la maggior diffusione rispetto agli abitanti, con una media di 176,5 MW/1.000 abitanti e una potenza assoluta di 9,7 MW in grado di coprire l'intero fabbisogno energetico elettrico del territorio. Secondo i dati di Terna al 31 dicembre 2014 complessivamente sono stati installati 18.854 MW.
Eolico. I Comuni dell’eolico sono 700. Questi impianti, secondo i dati di Terna, hanno permesso di produrre 14,9 TWh di energia, pari al fabbisogno elettrico di oltre 5,5 milioni di famiglie. Sono 323 i Comuni che si possono considerare autonomi dal punto di vista elettrico grazie all’eolico.
Mini-idroelettrico. I Comuni del mini idroelettrico sono 1.160. Il Rapporto prende in considerazione gli impianti fino a 3 MW e la potenza totale installata nei Comuni italiani è di 1.358 MW, in grado di produrre ogni anno oltre 5,4 TWh pari al fabbisogno di energia elettrica di oltre 2 milioni di famiglie.
Geotermia. I Comuni della geotermia sono 484, per una potenza installata pari a 814,7 MW elettrici, 264,4 MW termici e 3,4 MW frigoriferi. Grazie a questi impianti nel 2014 sono stati prodotti circa 5,5 TWh di energia elettrica in grado di soddisfare il fabbisogno di oltre 2 milioni di famiglie.
Bioenergie. I Comuni delle bioenergie sono 2.415 per una potenza installata complessiva di 2.936,4 MW elettrici, 1.306,6 MW termici e 415 kW frigoriferi. In particolare quelli a

 biogas sono in forte crescita e hanno raggiunto complessivamente di 1.165,9 MW elettrici, 176,5 MW termici e 65 kW frigoriferi. Gli impianti a biomasse, nel loro complesso, hanno consentito nel 2014 di produrre circa 12 TWh pari al fabbisogno elettrico di oltre 4,4 milioni di famiglie.