lunedì 21 dicembre 2015

BANCA ETRURIA: PIU' CHE UNA BANCA UNA FAMIGLIA!

Renzi eccelle in due specialità:
1) Appropriarsi del lavoro degli altri
2) Capovolgere la realtà.
Lo abbiamo già visto plasticamente quando si presentò all'ONU per parlare di rinnovabili come un campione della lotta al cambiamento climatico mentre i suoi scagnozzi affossavano le rinnovabili con la burocrazia, la tassazione e lo spalma incentivi e invece mettevano le energie fossili in corsia preferenziale favorendo, trivellazioni, gasdotti e inceneritori con lo "sblocca Italia" e Greenpeace gli dedicava flash-mob e stunt spericolati.


Ma è sul caso Boschi che Renzi ha dato il meglio di se mostrando queste sue due abilità combinate fra di loro in tutto il loro fulgore.

Infatti, si presenta come il rigoroso salvatore della patria e dei risparmiatori, l'integerrimo presidente del Consiglio che non guarda in faccia nessuno, nemmeno il papà della sua "Ministra", facendolo multare per omesse dichiarazioni agli organi di vigilanza e mancati controlli nella gestione del credito (appropriandosi così di una attività effettuata dalla Banca d'Italia e non certo dal governo), ma omette di dire che invece il suo governo ha salvato il papà della Boschi dall'azione di responsabilità dei creditori dell'istituto bancario con un apposito emendamento nel decreto di trasposizione della direttiva europea sulle risoluzioni bancarie. Nessun contraddittorio, nessuna contestazione di queste macroscopiche contraddizioni e menzogne nel grande circo Barnum dell'Informazione inginocchiata a reti unificate e così si può tranquillizzare l'elettorato progressiv-repubblichista che ha nostalgia di Berlinguer e intanto vota Renzi perchè "sta facendo le riforme". Nessuno salvo Marco Travaglio, uno dei pochi giornalisti italiani che hanno la capacità analitica di scoprire la verità nel mare di informazioni bugiarde e avvelenate messe in circolazione da uffici stampa profumatamente pagati, e che hanno anche io coraggio di pubblicare i risultati delle loro analisi. Una delle cose più agghiaccianti che non bisognerebbe far passare sotto silenzio è che il procuratore di Arezzo che sta dirigendo le indagini su Banca Etruria e che ne ha inquisito tutto il vertice salvo (guarda caso) il vice Presidente Pierluigi Boschi, è titolare di un ricco contratto di consulenza con Palazzo Chigi (nooo ma cosa mi dici mai!!!) E' quindi con grande gratitudine verso uno dei pochi giornalisti italiani con la schiena driotta che copio e incollo in barba alle regole del copyright, il suo ultimo articolo intitolato:

"IL PAESE DELLE MERAVIGLIE DI MARIA ETRURIA BOSCHI”
di Marco Travaglio


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(il Fatto Quotidiano) – Scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano di oggi 19 dicembre 2015: “Dobbiamo tante scuse a Maria Etruria Boschi. Vittime della cultura del sospetto, avevamo ipotizzato un suo conflitto d’interessi nella storiaccia della Banca del Buco. Poi l’abbiamo sentita alla Camera e ogni dubbio è svanito. Ci ha convinti. Se lo dice lei, osservatrice super partes, se lo conferma il suo amico premier e se lo ribadiscono i deputati della maggioranza che devono guadagnarsi la ricandidatura, allora è vero: nessun conflitto d’interessi. Alla luce della sua impeccabile ricostruzione e di testimonianze di prima mano, la storia di Banca Etruria e dei tre decreti salva-banche va riscritta così.”

“4.5.2013. L’assemblea dei soci di Etruria, sull’orlo del crac, nomina vicepresidente Pier Luigi Boschi, membro del Cda dal 2011 e incidentalmente padre di Maria Elena, casualmente promossa due mesi prima ministra delle Riforme e dei Rapporti col Parlamento. Lei, azionista della banca come tutta la famiglia, è pazza di gioia: “Bravo papà, era ora che si accorgessero di quanto sei bravo. Temevo che la mia nomina a ministro ti stroncasse la carriera, invece la tua bravura ha vinto su tutto. Malgrado io sia ministra, ti han promosso lo stesso: sei un fuoriclasse”. Infatti il nuovo vertice, in un anno, riesce a depauperare il patrimonio sociale per 5 miliardi.”

“1.11.2014. Anche Bankitalia si accorge di quant’è bravo Pier Luigi e appioppa una multa di 2,5 milioni a tutto il vertice di Etruria (144 mila euro a lui) per “violazione delle disposizioni sulla governance”, “carenze nell’organizzazione e nei controlli interni”, “carenze nella gestione e nel controllo del credito”, “carenze nei controlli”, “violazioni in materia di trasparenza”, “omesse e inesatte segnalazioni agli organi di vigilanza” – continua Marco Travaglio nel suo l’editoriale dal titolo “Morto un Gelli se ne fa un altro” -. Ma è tutta invidia, infatti lui resta al suo posto finché Bankitalia impone al governo di commissariare Etruria. Il procuratore di Arezzo, Roberto Rossi, indaga per falso in bilancio e altri reati sugli ultimi Cda, dove sedeva papà Boschi, che però è uno dei pochi a non venire indagato.”

“20.1.2015. Il governo Renzi, a Borse chiuse per evitare speculazioni, annuncia un decreto per trasformare le banche popolari in Spa. Tra queste c’è Etruria, che Bankitalia ha già dato per morta. Ma ora pare risorta e i risparmiatori, anziché fuggire a gambe levate, tornano a fidarsi. Nei giorni precedenti però qualcuno se l’è cantata, infatti c’è la corsa ad acquistare titoli di popolari, specie di Etruria.” (…)

Articolo intero su Il Fatto Quotidiano in edicola oggi

(Articolo intero su dagospia.com) – Dobbiamo tante scuse a Maria Etruria Boschi. Vittime della cultura del sospetto, avevamo ipotizzato un suo conflitto d’ interessi nella storiaccia della Banca del Buco. Poi l’ abbiamo sentita alla Camera e ogni dubbio è svanito. Ci ha convinti. Se lo dice lei, osservatrice super partes, se lo conferma il suo amico premier e se lo ribadiscono i deputati della maggioranza che devono guadagnarsi la ricandidatura, allora è vero: nessun conflitto d’ interessi.

Alla luce della sua impeccabile ricostruzione e di testimonianze di prima mano, la storia di Banca Etruria e dei tre decreti salva-banche va riscritta così.

4.5.2014. L’ assemblea dei soci di Etruria, sull’ orlo del crac, nomina vicepresidente Pier Luigi Boschi, membro del Cda dal 2011 e incidentalmente padre di Maria Elena, casualmente promossa due mesi prima ministra delle Riforme e dei Rapporti col Parlamento. Lei, azionista della banca come tutta la famiglia, è pazza di gioia: “Bravo papà, era ora che si accorgessero di quanto sei bravo. Temevo che la mia nomina a ministro ti stroncasse la carriera, invece la tua bravura ha vinto su tutto. Malgrado io sia ministra, ti han promosso lo stesso: sei un fuoriclasse”. Infatti il nuovo vertice, in un anno, riesce a depauperare il patrimonio sociale per 5 miliardi.

1.11.2014. Anche Bankitalia si accorge di quant’ è bravo Pier Luigi e appioppa una multa di 2,5 milioni a tutto il vertice di Etruria (144 mila euro a lui) per “violazione delle disposizioni sulla governance”, “carenze nell’ organizzazione e nei controlli interni”, “carenze nella gestione e nel controllo del credito”, “carenze nei controlli”, “violazioni in materia di trasparenza”, “omesse e inesatte segnalazioni agli organi di vigilanza”.

Ma è tutta invidia, infatti lui resta al suo posto finché Bankitalia impone al governo di commissariare Etruria. Il procuratore di Arezzo, Roberto Rossi, indaga per falso in bilancio e altri reati sugli ultimi Cda, dove sedeva papà Boschi, che però è uno dei pochi a non venire indagato.

20.1.2015. Il governo Renzi, a Borse chiuse per evitare speculazioni, annuncia un decreto per trasformare le banche popolari in Spa. Tra queste c’ è Etruria, che Bankitalia ha già dato per morta. Ma ora pare risorta e i risparmiatori, anziché fuggire a gambe levate, tornano a fidarsi. Nei giorni precedenti però qualcuno se l’ è cantata, infatti c’ è la corsa ad acquistare titoli di popolari, specie di Etruria.

La Boschi, sospettata di aver preso parte al Cdm in conflitto d’ interessi, dice che il verbale è un segreto di Stato, poi però lo viola e giura che non c’ era: sarebbe stato conflitto d’ interessi e poi era in Senato. Lì nessuno l’ ha vista, ma si sa come sono le sante: ubique e, volendo, invisibili.

10.9.2015. Il Cdm approva lo schema del decreto che recepisce la direttiva europea sulle risoluzioni bancarie (bail-in). Riguarda anche Etruria. La Boschi è angosciata: “Mi si nota di più se vado o se non vado? Ma dai, ce lo chiede l’ Europa, che problema c’ è”. E va, come ad altre due riunioni preparatorie (tanto il verbale è segreto, no?). Non sa, la Vispa Teresa, che il diavolo è in agguato: mentre lei invia un sms con le emoticon, una mano furtiva aggiunge all’ art. 35 sei paroline (“nonché dell’ azione del creditore sociale”) che modificano il testo unico bancario sugli istituti commissariati e impediscono ai creditori sociali di chiedere i danni agli ex manager. Incluso papà. Lei non s’ accorge di nulla, glielo fanno sotto il naso: sennò sai come si metterebbe a strillare, allergica com’ è ai conflitti d’ interessi.

5.10.2015. La Boschi invia al presidente del Senato il decreto con dentro il salva-papà infilato a sua insaputa.

31.10.2015. La nota giureconsulta (sta riformando la Costituzione) partecipa ad Arezzo al convegno “Legalità e sviluppo”. Sul palco c’ è un pm, tal Roberto Rossi, e lei si arrovella: “Mi pare di averlo già visto da qualche parte, ma dove? Ah, la memoria!”.

16.11.2015. Nuovo Cdm sul salva-banche. La Boschi non c’ è, né del resto potrebbe accorgersi del codicillo salva-papà. Mica può cogliere certe sottigliezze: è solo laureata in Legge.

22.11.2015. Il Cdm vara il decreto. La Boschi fa sapere che non c’ è (qui il segreto sul verbale non vale). All’ uscita alcuni colleghi l’ avvicinano per spiegarle tutto. Ma lei si tappa le orecchie: “Non voglio sapere né sentire, sarebbe conflitto d’ interessi!”.

Poi uno, sempre a tradimento, butta lì che i conti in banca e le case di papà sono salvi: i creditori sociali non possono più aggredirli, a meno che non lo faccia il commissario scelto da Bankitalia e nominato dal suo governo. Lei spalanca gli occhioni colmi di lacrime: “Davvero avete fatto questo per me? Grazie, ragazzi, che pensiero gentile, non dovevate! Anche a nome di papà. Però per Natale non voglio più nulla, eh? Meno male che mi sono astenuta, se no era conflitto d’ interessi.L’ ho scampata bella!”.

16.12.2015. Il Fatto rivela che il pm Rossi è consulente della Presidenza del Consiglio dai tempi di Letta, confermato dal governo Renzi, e ogni tanto gironzola per Palazzo Chigi dove ha l’ ufficio anche la Boschi. Figurarsi lo stupore della ministra: “Ecco chi era il pm del convegno! Lo dicevo che quella faccia non mi era nuova! Brrr che paura, è quello che indaga sulla banca di papà! A saperlo prima, mi sarei astenuta pure dal convegno! Fortuna che non sono fisionomista, sennò era conflitto d’ interessi! Matteo, quel Rossi è troppo bravo: lo confermiamo anche per l’ anno prossimo?”.

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Io posso solo aggiungere e che un altro grande Toscano, da lassù, guarda e sorride compiaciuto facendo l'occhiolino al suo migliore allievo. Il suo nome è Licio Gelli, e la politica italiana da trent'anni e più si sforza di realizzare il suo sogno, identificato da un codice alfanumerico preciso: P2 !
Licio Gelli (recentemente scomparso), e Matteo Renzi, 

venerdì 18 dicembre 2015

Le poesie di Natale della scolaretta Maria Elena.

Allora, ricapitoliamo.
Renzi prende il potere a dicembre 2014 con un mezzo golpe senza essere stato votato da nessuno spodestando il suo compagno di partito Enrico Letta (dopo averlo appena esortato a "stare sereno", e dopo aver appena affermato che mai sarebbe andato al governo senza essere eletto) con la complicità di Napolitano, ma per volontà di qualche burattinaio occulto che evidentemente ha interesse a smantellare la Costituzione repubblicana.
Per il delicatissimo compito di manomettere la Carta scritta da padri costituenti del calibro di Piero Calamandrei, Lelio Basso, Umberto Terracini, Alcide De Gasperi, Benedetto Croce, Luigi Einaudi, Giorgio La Pira, Arturo Labriola, il pinocchio di Rignano sceglie (per ragioni oscure o forse fin troppo chiare...) una mediocre avvocaticchia di provincia, belloccia ma totalmente inadeguata a tale ruolo, Maria Elena Boschi (detta la Giaguara).
Lei comincia a fare il suo lavoro di macelleria costituzionale leggendo discorsetti insulsi scritti da ghost writers ancora più inadeguati di lei con il tono cantilenante della bambina di sei anni che recita la poesia di Natale (il discorso che ha fatto oggi da questo punto di vista era particolarmente penoso, contraddittorio e svogliato). La Costituzione "più bella del mondo" viene massacrata (e con essa la democrazia, oltre che l'ambiente, la sanità, la scuola, i diritti del lavoro, la giustizia, la sicurezza) a tappe forzate con l'accordo di Berlusconi per interposti Alfano e Verdini per non ricevere il conseguente contraccolpo di immagine negativo, hai visto mai che Renzi andasse sotto e dovesse dimettersi con il rischio di nuove elezioni con Forza Italia al 5% e il M5S al ballottaggio.
Finito di massacrare la Costituzione, mentre la macchina da guerra mediatica renziana si apprestava a sparare a palle incatenate contro i sostenitori del NO al referendum costituzionale che si deve svolgere necessariamente entro l'anno, scoppia il caso delle banche fallite fra cui Banca Etruria il cui vice presidente è guarda caso il padre della suadente massacratrice costituzionale.
C'è da meravigliarsi se dopo aver indisposto, indispettito e insolentito mezzo parlamento e tre quarti di elettorato, adesso la Boschi si trovi al centro di violentissime e motivatissime polemiche?
Viene spontaneo pensare; ma se devi far fare un lavoro sporco non puoi affidarlo qualcuno/a che sia al di sopra di ogni sospetto e polemica e non abbia un padre che ha venduto obbligazioni-carta straccia a migliaia di pensionati mettendoli sul lastrico?
E a fronte delle risorse che mancano invece di pensare a mancette elettorali per i neo diciottenni non sarebbe il caso di impiegare quei fondi per tamponare le perdite di incolpevoli obbligazionisti-pensionati, incautamente bollati come speculatori finanziari (ma come ti permetti?!?!?) ?
Se io fossi il grande burattinaio che aveva voluto mettere in sella Renzi oggi mi strapperei i capelli per la disperazione di fronte a tanta goffa incompetenza e starei pensando seriamente a disfarmene non appena si profilasse all'orizzonte un valido sostituto. 
E se Renzi è ancora vivo, in realtà, non è certo per le manifestazioni propagandistiche stile Leoporca, o per sondaggi affidabili quanto una banconota da 37 euro, ma probabilmente solo perchè Il grande burattinaio che fa e disfa governi da cinque o sei anni a questa parte, non ha ancora trovato quello che restituirà la pugnalata alla schiena che Renzi diede a Letta.

Per vedere la "Giaguara" all'opera mentre legge il compitino di Natale, vedere questo link: https://www.youtube.com/watch?v=6YLt6kp8sDs

domenica 6 dicembre 2015

Shadow Art o Redemption Art? Il paradosso della redenzione della materia grazie al regno delle ombre.

Trasformare i rifiuti solidi urbani in creature di ombra... Un esperimento che genera una estatica alchimia creativa in chi guarda ma anche e soprattutto (presumo) in chi lo compie.  

Si sta diffondendo la consuetudine di utilizzare "rifiuti" (d'ora in poi non mi vedrete mai più utilizzare questa parola senza virgolette in omaggio al principio secondo cui i rifiuti non esistono)  per realizzare installazioni che a prima vista non significano nulla ma come si spengono le luci e i fari proiettano la loro luce attraverso l'installazione l'ombra proiettata alle sue spalle improvvisamente prende una nuova e inaspettata vita trasformandosi in personaggi riconoscibili e dai contorni perfettamente definiti.

Qualcuno può chiamarla arte povera, ma si sbaglia. E' anzi la più sublime forma di ricchezza che che l'arte possa assumere, diventando ricca, però di una ricchezza immateriale, che prescinde dalla qualità della materia e invece valorizza unicamente il genio umano e la creatività artistica. 

In un corto circuito relazionale e filosofico improvvisamente ci rendiamo conto che nell'Universo tutto può funzionare anche al contrario.


L'azione creativa comporta implicitamente una trasmutazione che mira a nobilitare la materia informe eleggendola a strumento di comunicazione artistica. Se questa materia poi è sottratta alla spazzatura, il processo comporta una purificazione e riformazione che riabilita la materia condannata  a morte nobilitandola e sottraendola al destino immeritato della discarica. 

Il processo di produzione industriale comporta la trasformazione della materia anonima in un oggetto funzionale tramite la trasfusione di energia che la fa uscire dall'uniformità molecolare per farne bottiglie, imballaggi, posate o utensili, oggetti utili alla vita dell'uomo.
In una circolarità finalmente riscoperta si passa dall'usa e getta all'usa e riusa, dove quel "riusa" comporta un processo creativo non meno importante di quello che genera il prodotto inizialmente.

In questa immaginifica redenzione simbolica della materia, due artisti britannici (Tim Noble e Sue Webster) si sono distinti,  ingegnandosi a ridefinire il ruolo della materia resuscitandola a nuova vita grazie  alla sua ombra. 

E qui è il paradosso: quel "regno delle ombre" che evoca morte tenebre e  disperazione qui invece diventa sorgente di vita arte e meraviglia. Alla luce di queste considerazioni, diventa evidente come sia riduttivo chiamarla, come purtroppo fanno ormai quasi tutti "Shadow Art". meglio sarebbe fare riferimento a concetti meno oscuri e tenebrosi, chiamandola ad esempio... "resurrection art" perchè
l'uso sapiente dell'antinomia oscurità/luce riporta in vita la materia grazie alla sua ombra.
Gli artisti dell'ombra (ma allaluce delle mie precedenti considerazioni sarebbe più giusto definirli  "artisti della resurrezione"), costruiscono installazioni tramite una eclettica gamma di oggetti riuniti infine in forme apparentemente prive di senso fino a che un raggio di luce non ne rivela insospettabili forme familiari assolutamente insospettabili in quello che a prima vista sembrava solo un mucchio di spazzatura.

La luce diventa aspetto fondamentale di questo spettacolo transumante. 

La sua intensità accarezza l'installazione e l'accompagna ad esplodere con precisione agopunturale nella immagine ricercata.   La pulsione creativa verso la generazione dell'emozione nell'animo umano è indipendente dalla qualità della materia che si utilizza. L'emozione scaturisce dalla capacità dell'artista di "vedere" l'oggetto associando la sua forma a lla proiezione della sua ombra in una dissociazione estetica fra la seconda e la terza dimensione.
La materia originale si riforma in una proiezione di se stessa che si rivela alla vista  e ai sensi dell'essere umano attraverso la visione sensitiva di artisti eletti capaci di anticipare il risultato del gioco fra luce e tenebre su quella materia.

E in definitiva, non è forse questa la più sublime dimostrazione che l'arte, ancorchè qualcuno osi ancora negarlo, mantiene un rapporto molto stretto con la magia.

E se le creazioni di Nobel e Webster mantengono un lato inquietante e macabro, non così per la "Resurrection Art" dell'artista catalana Dora Prhen, che

Jimi by Dora Prehen
per le sue  ombre vitali usa le forme dei giocattoli rotti e dismessi in perfetta sintonia ideale con lo spirito di Second Life Kids e il correlato riciclo creativo del giocattolo che in Italia trova eccellente espressione nel lavoro della cooperativa T-Riciclo e del consorzio di eco artigiani romani che espongono le loro opere a Eataly Roma nello spazio dedicato al consorzio da loro formato R(h)ome Made.













Dora Prehn





















Per maggiori informazioni sul riciclo creativo della Cooperativa T-Riciclo si veda questo link: http://cetri-tires.org/press/2015/con-latelier-di-riciclo-creativo-del-giocattoolo-rhome-made-a-eataly-roma-domenica-prossima-la-materia-rinasce-nel-segno-delleconomia-circolare/  



sabato 14 novembre 2015

Integrazione e Integralismo

"I kamikaze mi interessano perché vorrei capire che cosa li rende cosi' disposti a quell'innaturale atto che e' il suicidio e che cosa potrebbe fermarli.
...
Non si tratta di giustificare, di condonare, ma di capire. Capire, perché io sono convinto che il problema del terrorismo non si risolverà uccidendo i terroristi, ma eliminando le ragioni che li rendono tali"...

Tiziano Terzani
"IL SULTANO E SAN FRANCESCO"
(Lettera a Oriana Fallaci)


Scrivo queste poche righe a caldo mentre ancora il bilancio delle vittime degli attentati di Parigi rimane incerto. Ovviamente non c'è nessuna giustificazione per la violenza e per il terrorismo di qualunque matrice  esso sia. Al tempo stesso però non è possibile continuare a far finta di niente rispetto alle ragioni che determinano il processo di radicalizzazione in tante persone di religione islamica.
Il modello economico capitalistico nato per allargare il benessere a cerchie sempre più vaste di esseri umani si sta tragicamente avvitando su se stesso contraddicendo i suoi scopi più nobili in una spirale che genera diseguaglianze odio e rancore, perchè ha completamente dimenticato l'essere umano e mira solo al raggiungimento del profitto immediato e macroscopico per un numero sempre più ristretto di persone. L'intera economia reale mondiale è asfissiata da un sistema finanziario speculativo che comprime diritti e benessere, attacca i beni comuni e toglie speranza ai cittadini. In questo scenario di totale supremazia dell'economia finanziaria virtuale sull'economia reale, la vita dell'essere umano, la sua capacità di lavorar e e di produrre diventano variabili spendibili di un'equazione finanziaria in cui non c'è più spazio per un approccio umano al lavoro. E così abbiamo situazioni di schiavismo come quelle del caporalato denunciate con la rivolta di Nardò in Puglia capeggiata da Yvan Sagnet e dai suoi fratelli della masseria Boncuri nel Salento, ma abbiamo anche le nuove forme di schiavismo 2.0 ad esempio nel settore dei servizi tipo i call center e le vendite porta a porta in cui lavoratori la cui dignità viene calpestata "a norma di legge" (vedi jobs act) accettano condizioni umilianti e salari da fame in mancanza di qualunque alternativa per avere una speranza di vita e di futuro. In un mondo a dimensione fossile le diseguaglianze crescono e diventano talmente stridenti che il Papa parla di "economia che uccide".  Il numero di persone più ricche del mondo che secondo le statistiche ONU ha una ricchezza pari al reddito dei 4 miliardi di persone più povere del mondo era 380 nel 2010. Oggi è 65. Al tempo stesso alcuni criticano le società occidentali moderne perchè emarginano le fasce sociali deboli e non permettono l'integrazione di soggetti cosiddetti "a rischio" che si sentirebbero rifiutati e cederebbero così alle lusinghe del terrorismo.


Questa spiegazione non mi convince del tutto perchè se è vero che la mancata integrazione va certamente annoverata fra le principali cause del disagio che può portare alcuni soggetti alla violenza di reazione, la sostanza rimane che emarginazione e non integrazione , scarsa o nulla coesione sociale, sono la cifra di un modello economico che non colpisce soltanto i migranti delle banlieu parigine da cui probabilmente provenivano gli attentatori di ieri, o dei sobborghi londinesi da cui proveniva il recentemente ucciso Jihad Johnny.
Integrare significa innanzitutto fornire a tutti una vita e un reddito decente. A TUTTI non solo agli immigrati. Ed è proprio qui il punto. Questo modello economico sta mangiando se stesso e non è più in grado di "creare" lavoro, perchè l'economia finanziaria speculativa sta mangiando l'economia reale e per farlo ha bisogno di massimizzare sempre di più i profitti comprimendo i costi, a cominciare dal costo del lavoro.
"Bruciare" lavoro è perfettamente strategico e voluto nelle politiche economiche dettate dal capitale finanziario in cui l'essere umano è ormai solo un peso (un "costo") e non il centro dell'azione economica.
Le assurde regole del patto di stabilità che "totemizzano" la stabilità finanziaria eletta a verità assoluta (quando invece le uniche verità assolute sono quelle della termodinamica in violazione delle quali tutta la nostra economia è costruita), spoliano gli stati della possibilità di investire in opere sostenibili e ad alta intensità occupazionale, sono perfettamente congeniali alla  necessità del grande capitale finanziario di poter disporre di un esercito di riserva di disoccupati (anche qualificati) disponibili a andare a lavorare in call centers e servizi porta a porta per trecento euro al mese con contratti mensili rinnovabili che violano la dignità dell'essere umano prima ancora che i suoi diritti economici. Ecco perché non c'è integrazione!
Una tale concentrazione di ricchezza, prodotta dal modello economico fossile ad altissima intensità di capitale e a bassa intensità di lavoro, è diventata ormai insostenibile.
E così, mentre i diritti dei lavoratori e dei cittadini sotto qualunque latitudine vengono sempre più schiacciati in nome del debito e della "stabilità finanziaria", ci siamo assuefatti a un modello economico che permette che al mondo muoia  di dissenteria e fame un bambino ogni tre secondi, mentre si suicidano 20 mila contadini indiani ogni anno, e  le multinazionali dell'agro industria americane, cinesi arabe e tedesche continuano a rubare terra in Africa con il land grabbing. 
Gli equilibri degli ecosistemi da cui dipendono le condizioni di benessere, e perfino le possibilità di sopravvivenza di milioni di cittadini soprattutto in Africa e nel terzo mondo sono ormai irrimediabilmente compromesse da un cambiamento climatico e un inquinamento che sono il prezzo dell'entropia creata da 200 anni di follia fossile che conviene solo a una ristretta minoranza di élites mondiali trasversali dall'Arabia Saudita al Texas, dalla Russia alla Gran Bretagna), e a cui la COP 21 dovrebbe cercare di porre rimedio proprio a Parigi fra meno di un mese (ma non si vede proprio come, visto che gli egoismi geopolitici continuano a dettare l'agenda delle cancellerie internazionali, in un ridicolo ballo sul Titanic mentre la nave della razza umana si avvia allegramente a schiantarsi contro l'iceberg del cambiamento climatico e della sua stessa estinzione).
Un intero continente, l'Africa vive i postumi storici di schiavismo, imperialismo e  colonialismo che hanno saccheggiato le sue risorse naturali e umane facendo la fortuna di pochi grandi gruppi economici negli USA, in Brasile, in Europa, nella più totale indifferenza dell'occidente. Milioni di africani sono morti di fame per la folle imposizione da parte del FMI e della Banca mondiale di imporre agli stati "debitori" dell'Africa coltivazioni di mangimi per alimentazione bovina sottraendo terre coltivabili all'alimentazione umana e così per ogni bistecca prodotta per il ricco occidente a prezzi di mercato capitalistici, centinaia di africani venivano ridotti alla fame e privati dei cereali base per la loro alimentazione. Chi ha provato a denunciare questo stato di cose è stato ucciso, come Patrice Lumumba in Congo, e il Capitano Thomas Sankara in Burkina Faso.
Quest'ultimo stava realizzando un piano per portare a tutti i burkinabé almeno 7 litri di acqua al giorno e cibo sufficiente a sfamarsi, ma per fare questo aveva bisogno di risorse che non poteva destinare al pagamento di un debito assolutamente immorale contratto dalla precedente corrottissima classe dirigente del suo paese, usato (il debito) come un'arma contro l'indipendenza economica e politica degli stati politicamente deboli ma ricchi di risorse naturali dell'Africa Sub Sahariana. Venti giorni prima del suo assassinio per mano del suo "vice", Blaise Comparè (organizzato dalla CIA e dai servizi segreti francesi), aveva pronunciato il famoso discorso sul debito all'ONU in cui disconosceva il debito fatto di pezzi di carta colorata che gli occidentali reclamavano al suo paese affermando che al contrario il vero debito era quello di sangue disperazione, morte e indicibili sofferenze che era stato imposto agli africani per secoli con lo schiavismo prima e con il colonialismo successivamente. In quel discorso, Sankarà disse: "Gli africani non vogliono aiuti occidentali. Gli africani vogliono solo essere lasciati liberi di svilupparsi usando le loro risorse naturali. L'Africa agli Africani!".
Thomas Sankara
L'Africa agli Africani. Già. Una idea che nessuno più a ripreso e chi ci ha provato (vedi Gheddafi, se pure in modo discutibile e fra mille contraddizioni) è stato eliminato.
E' mai possibile  che oggi il concetto Sankariano de "l'Africa agli Africani" sia  diventato lo slogan di Boko Haram? E' colpa dai tagliagole terroristi se sono solo loro a aver ripreso (strumentalmente) l'eredità politica del grande Presidente Sankara. O non è piuttosto che loro si sono limitati ad occupare uno spazio lasciato colpevolmente vuoto dai regimi capitalistici occidentali, troppo presi nei loro intenti predatori e speculativi che hanno ucciso ed eliminato tutti coloro che volevano affermare il principio della loro sovranità nell'ambito delle metodologie democratiche?
E che dire della brutale esecuzione di Ken Saro Wiwa che fu perpetrata esattamente 20 anni solo perchè il coraggioso drammaturgo anglo-nigeriano si mise a capo del suo popolo per opporsi alla vergognosa politica della Shell che sversava petrolio nel delta del Niger distruggendo l'economia agricola della popolazione locale degli Ogoni?
Ken Saro Wiwa

Se oggi i tagliagole e i terroristi fanno tanta presa su un numero crescente di giovani  che ritengono di non aver più niente da perdere e sono disposti al fanatismo del sacrificio supremo, è solo colpa del loro innato radicalismo o ci sono delle corresponsabilità da parte di chi governa i processi economici mondiali in nome del profitto esasperato di pochi grandi gruppi finanziari, a prezzo di devastazioni ambientali senza precedenti, di un consumismo sempre più esasperato che sta divorando le risorse naturali, svuotando le miniere e riempiendo le discariche, che sta uccidendo la speranza sotto qualsiasi latitudine e costringendo masse sempre più ampie di disperati ad affrontare la morte nel canale di Sicilia pur di sfuggire a un destino segnato da povertà e disperazione?

Mi rendo conto che subito dopo gli attentati di Parigi sia forse politicamente scorretto porre questi quesiti perchè dovrebbe essere il momento della solidarietà. Ma sono anche stufo della retorica posticcia "Hollandiana/Obamiana" del "non daremo tregua ai terroristi" quando sono proprio le loro politiche che dirigono il mondo verso il precipizio e alimentano l'acqua dove nuotano i pesci del terrorismo solo per un miope calcolo di convenienza, nella convinzione sbagliata che l'economia fossile che loro servono devotamente non sia arrivata al capolinea.
Mentre fuori dallo Stade de France scoppiano le bombe durante la partita Francia Germania, forse è venuto il momento di passare dalla retorica della repressione alla strategia della prevenzione del terrorismo attraverso una radicale revisione delle politiche economiche e energetiche in senso sostenibile sia ecologicamente che umanamente. Perchè quando le bombe scoppieranno dentro gli stadi, sarà troppo tardi.




Per chi fosse interessato a leggere per intero l'articolo di Tiziano Terzani da cui è tratta la citazione iniziale: http://www.kelebekler.com/occ/terzani.htm
Per chi volesse ascoltare il discorso sul debito di Thomas Sankara consiglio due link:
https://www.youtube.com/watch?v=Mt2AlztQpV0

e anche

http://www.dailymotion.com/video/x2wpnqq











giovedì 24 settembre 2015

I TRUFFATORI DEL DIESEL "PULITO"

In questi giorni si sta facendo un gran parlare del caso della Volkswagen, colta con le mani nel sacco dalla Enviromental Protection Agency americana  che accusa la casa tedesca di aver infranto la legge installando sulle centraline dei motori 4 cilindri diesel di alcuni modelli un software per 'imbrogliare' durante i test ufficiali di controllo delle emissioni. Un programma in grado di rilevare quando la vettura sta facendo il test e di modificare il funzionamento del motore per abbattere drasticamente le emissioni, che però tornano a livelli superiori agli standard richiesti dalla legge una volta finita la prova.

Quello che però non si è ancora colto di questa truffa tecnologica,  è il dato politico. 

Non è un problema di brevetti o di protezione di segreti industriali. 
Questa non è una guerra economica dei costruttori americani contro quelli tedeschi. 

Ad esempio la Diamler, tedesca pure lei, non è affatto come la Volkswagen. 

Questo è uno smacco pazzesco alla lobby dei fossili, una lobby che è trasversale e ha i suoi sostenitori al di qua e al di là dell'oceano. 

Infatti mentre una parte dei costruttori automobilistici (fra cui la Diamler)  ri-orientavano la ricerca (con e anche senza il sostegno dei fondi pubblici) e le strategie commerciali verso un futuro senza carburanti fossili, quindi verso l'ibrido, l'elettrico o l'idrogeno da fonti rinnovabili,  un'altra parte (minoritaria per la verità) di cui la Volkswagen è principale esponente, ha puntato tutto sul diesel "pulito", aprendo una guerra lobbistica contro gli standard europei di limitazione delle emissioni di gas climalteranti e sostanze nocive. A Bruxelles (come ha più volte denunciato Greenpeace si veda il link  http://www.greenpeace.org.uk/tags/VWDarkside), la lobby dell'automobile fossile ha sempre sparato a zero contro la Commissione Europea che tendeva a imporre limiti alle emissioni presentati come ostacoli alla "libertà di impresa" e limitazioni del "libero mercato". 
GM Hy Wire versione berlina


Byron McCormick
Dopo l'11 Settembre molte case automobilistiche decisero che era venuto il momento di dissociare le sorti dei produttori di automobili da quelle dei produttori di petrolio e di puntare decisamente e rapidamente sull'auto a auto a idrogeno. 
Byron McCormick al Master Plan per Roma (2010)
Un caso  da me ben conosciuto è quello della Americana General Motors il cui direttore della ricerca dell'epoca venne chiamato pochi giorni dopo l'attentato alle torri gemelle dal Presidente che gli mise a disposizione un miliardo di dollari per produrre un prototipo funzionante di auto a idrogeno. 
GM Hy Wire sports version
Quel direttore della ricerca era Byron Mc Cormick, che ho avuto la fortuna di incontrare e con cui ho collaborato in vari master Plan di Terza Rivoluzione Industriale diretti da Jeremy Rifkin fra cui quello di Roma (si veda foto).  dopo un anno, al salone dell'automobile di Detroit, la GM presentò un gioiello a idrogeno che rivoluzionava la nostra idea di automobile: la GENERAL MOTORS Hy Wire. Nel video di presentazione, che trovate qui sotto, Byron McCormick spiega divertito come un bambino, come eliminando i carburanti fossili si elimina il motore a scoppio. Il movimento alle ruote viene trasmesso da motori elettrici che sono direttamente nei mozzi della ruota quindi si eliminano anche ingombranti alberi di trasmissione, e quindi la macchina diventa enormemente più leggera e enormemente più spaziosa. Inoltre diventa anche più versatile. Può cambiare carrozzeria  con una operazione molto semplice per cui uno compra scocca e telaio e ci monta su la carrozzeria che gli serve a seconda dell'uso che ne vuol fare: fuori strada, berlina familiare, sportiva etc. L'auto digitale del Terzo Millennio insomma. 
Guardate il video ne vale assolutamente la pena:  https://www.youtube.com/watch?t=3&v=Obs2tAq57j8

HONDA FCX Clarity 
Sulla scorta della GM altre aziende cominciarono a investire nell'auto a idrogeno. Dopo un anno venne fuori la Honda FCX Clarity, un gioiello che ho avuto la fortuna di guidare per un test drive nel parco del Cinquantenario a Bruxelles a ottobre 2010 quando la Honda Deutschland la portò  in occasione dell'esposizione annuale della Technology Platform della Commissione per l'Idrogeno e le fuel cell.  A questo link potrete vedere il video commerciale della Honda FCX Clarity che risale al 2010 in cui si parla di idrogeno da fonti rinnovabili estratto dall'acqua tramite l'elettrolisi  https://www.youtube.com/watch?v=8OX5_ELUNPs.

Toyota Mirai a idrogeno
Anche la Toyota si impegnò subito in direzione del cambio di carburante, ancorchè con una strategia diversa, e cioè in due fasi. In una prima fase si inventarono l'ibrido Toyota Prius come transizione verso l'idrogeno per posizionarsi sul mercato, con una macchina a basse emissioni ottenute con un motore bi fuel che ha doppia propulsione; a scoppio (benzina) e elettrico (batteria alimentata dal recupero ergonomico del movimento a benzina. In altre parole lo stesso principio della dinamo che ri-alimenta la batteria per l'elettricità di bordo nell'auto tradizionale. Ma se la Prius era la prima fase, l'obiettivo finale della Toyota era l'auto a idrogeno. Infatti quest'anno sono usciti con la Toyota Mirai,  che è l'evoluzione a idrogeno della ibrida Prius. maggiori informazioni a questo link: http://www.motorage.it/2014/11/toyota-lauto-idrogeno-produzione-si-chiama-mirai/. 
Altri costruttori hanno preferito invece adagiarsi nella chimera di un rapporto con i petrolieri che non volevano tradire  per pigrizia mentale o per calcolo economico. E invece di investire in filoni di ricerca seri e davvero rivoluzionari come quelli appena descritti, si sono buttati sul diesel pulito. Oggi vediamo in modo lampante però che quella del diesel pulito da contrapporre all'ibrido all'elettrico o all'idrogeno era una bufala,  e che Volkswagen ha truccato i sistemi di controlli delle emissioni delle sue auto per poter continuare a sostenere la favola del "diesel pulito" che invece è ormai evidente non sta in piedi.
L'insegnamento che arriva forte e chiaro dalla vicenda Volkswagen, non è tanto che “anche i tedeschi barano”, come tendono a sottolineare moralisticamente alcuni media, ma che non esiste energia pulita al di fuori dalla termodinamica solare. Ergo non esiste diesel pulito. La sostenibilità nella mobilità  è possibile solo se si investe in elettrico da fonti rinnovabili e idrogeno (sul biodiesel ho le mie riserve...).
Le aziende automobilistiche che stanno investendo in queste tecnologie sono credibili. Le aziende che invece fanno lobby contro queste tecnologie, e raccontano fantasie sulla possibilità di limitare i danni dei carburanti di origine fossile non sono credibili.

I trucchi utilizzate da queste aziende automobilistiche sono stati portati a conoscenza di tutti in precedenza (qui sotto riproduco un articolo di quale energia che svelava tutto già da tempo), ma solo quando un ente pubblico di controllo (come l'EPA americana) ha assunto le sue responsabilità e smascherato i pinocchi tedeschi, la questione ha
Idrogeno: il Presidente di General Motors ci mette la faccia
assunto la rilevanza politica che le spetta e che non permetterà più a nessuno di mettere in dubbio che l'unica strada per limitare (e possibilmente azzerare in un futuro remoto) le emissioni, sia nei trasporti che nella produzione energetica e industriale, sia la totale decarbonizzazione dei modelli produttivi. Non c'è sostenibilità se non c'è una definitiva uscita dal modello fossile. Non ci sono compromessi o vie di mezzo. Oggi questa verità emerge prepotente dal caso Volkswagen, e i commenti anti-tedeschi, o germanofobici, per quanto comprensibili come reazioni all'insopportabile moralismo dimostrato dai tedeschi in altri campi (pensiamo a quello del debito pubblico e della finanza internazionale), rischiano di far perdere di vista questa verità fondamentale, e cioè che le leggi della termodinamica sono inconfutabili. L'energia solare è molto più economica e sostenibile di qualunque energia di origine fossile ottenuta con la combustione di quel marginale incidente di percorso geologico nella termodinamica solare che sono gli idrocarburi.
Meditate gente...


Allegato estratto da QualEnergia sui trucchi delle aziende automobilistiche per abbassare le emissioni. 
I trucchi che i produttori di auto usano per ottenere nei test ufficiali su consumi ed emissioni risultati molto migliori rispetto alle prestazioni reali dei veicoli e tra questi l'espediente delle centraline programmate apposta per il solo test è uno tra i molti noti da tempo.
Sempre più bravi a barare
Se in Europa abbiamo un parco auto ufficialmente più efficiente – denuncia ad esempio da tempo l'ong Transport & Environment (allegato in basso) -  non è solo perché si producono auto che consumano meno. Circa la metà del progresso sulle emissioni auto in Europa - spiega l'ong in un report  (allegato in basso) -  è dovuto solo al fatto che i produttori sono sempre più bravi a “imbrogliare” nei test da cui si ricavano i dati su consumi ed emissioni. Mai come oggi si deve diffidare dei valori ufficiali forniti dalle aziende: la realtà con cui ci si confronta alla pompa di benzina è sempre ben diversa dalla cifre dichiarate; nella vita vera un'auto consuma in media il 23% in più e in alcuni casi anche il 50% in più di quanto quanto ci si aspetterebbe fidandosi dei dati dichiarati.
Non solo - si spiega - i test da cui si ricavano questi dati, eseguiti in laboratorio, sui rulli, sono inadeguati a descrivere i consumi reali di un'auto, ma, in aggiunta, le case automobilistiche conoscono e applicano almeno una ventina di trucchi per migliorare i risultati di queste prove.
I dati su consumi ed emissioni delle auto vengono rilevati con un metodo standardizzato, stabilito dall’Unione Europea e applicato in più di 50 paesi: si misurano in laboratorio su dei rulli, con l’auto “guidata” da un computer seguendo un’andatura precisa, il ciclo misto europeo o ciclo MVEG, codificata al secondo, che simula una percorrenza mista urbana ed extraurbana. Per rilevare la scorrevolezza del veicolo, sulla base della quale viene impostata la resistenza dei rulli, si fa invece una prova su strada. In entrambe le parti del test però non mancano aspetti che lasciano perplessi ed espedienti che i costruttori mettono in atto per migliorare il risultato.
Nella prova su strada per rilevare la scorrevolezza, ad esempio, si adottano accortezze discutibili anche se legali come sigillare con nastro le fessure per migliorare l'aerodinamicità o usare lubrificanti speciali e pneumatici più gonfi del normale per diminuire gli attriti. Per capire quanto questi trucchi pesino e quanto le case siano sempre più brave a “barare”, si pensi che test indipendenti hanno rilevato che in questa prova su strada rispetto ai veicoli appositamente preparati per il test, gli stessi modelli di auto quando messi in vendita hanno prestazioni in media del 19% inferiori ai modelli più vecchi e del 37% inferiori su quelli più recenti.
Il test tra lacune e trucchi
Ci sono poi le lacune e i trucchi del test vero e proprio, quello in laboratorio sui rulli seguendo il ciclo MVEG. Una prova che è inadeguata in sé, come spiegava a QualEnergia.it un esperto del problema, l'ingegner Enrico De Vita, l'ultima volta che si siamo occupati del tema: “il ciclo è stato concepito quando sul mercato c’erano vetture come la 2 cavalli e la vecchia 500, molto meno potenti, che avevano circa 20 cavalli. Questo significa che se oggi uno vuole fare il ciclo con una BMW da 400 cavalli ne userà comunque solo 20, massimo 30”. Il risultato è che i dati sui consumi che escono sono falsati di più nelle macchine più potenti, quelle quindi che consumano di più: “se io faccio il ciclo, per esempio, con una Ferrari e con una Smart avrò una differenza di consumi tra le due molto bassa, diciamo del 30-40%; mettiamo anche il 100%, ma se io faccio in città un percorso con una Smart e poi con una Ferrari la differenza di consumi può essere di 1 a 12, quindi ben oltre il 200%”.

A questo si aggiungono regole che lasciano perplessi e che permettono le furbizie dei costruttori: ad esempio non solo nel test non si misura l'energia consumata da accessori come l'aria condizionata o i sedili riscaldati, ma addirittura si misurano i consumi con l'alternatore staccato in modo che non consumi energia per ricaricare la batteria; si modificano i freni in modo che facciano meno resistenza e si programmano le centraline in modo che ottimizzino l'efficienza proprio per il ciclo del test (cliccare sull'immagine sotto per ingrandire l'infografica con i principali trucchi, inglese).
Risultati falsati del 12-23%
Usando lo stesso (inadeguato) test sui rulli, ma senza questi trucchi, test indipendenti hanno rilevato consumi in media del 12% superiori a quelli dichiarati. Altri test indipendenti condotti diversamente invece hanno rilevato emissioni e consumi in media del 23% superiori a quelli ufficiali. Da notare che il  divario tra le emissioni e i consumi reali (che si possono conoscere tramite i test indipendenti fatti dalle riviste di settore o rilevati dalla vita reale su siti come  Sprintmonitor.de) e i dati ufficiali, in questi ultimi anni è cresciuto in maniera impressionante: nel caso della Germania dal 7% in media del 2001 al 23% del 2011.
Di conseguenza, si legge nel report di Environment & Transport, solo metà del miglioramento dell'efficienza media rilevato (1 litro ogni 100 km) è stato effettivamente ottenuto sulla strada”. Citando fonti della Commissione europea, E&T riporta che dai due quinti a metà della riduzione delle emissioni dal 2002 al 2010 non è venuta grazie a miglioramenti nelle tecnologie e, dunque, nonpuò dirsi una riduzione effettiva. Questa parte di riduzione infatti è rimasta solo sulla carta ed è dovuta per il 25% alle “flessibilità” nei test in laboratorio, per il 20-35% dalle “flessibilità” nel test su strada, per il 10-20% alle lacune del test (come ad esempio non considerare l'aria condizionata), per una percentuale simile all'inadeguatezza del ciclo europeo e per un restante 10-20% a cause sconosciute.
Barano praticamente tutte le case
Un altro report, dell'International Council on Clean Transportation (vedi altro allegato in basso). mostra come le case automobilistiche, tutte, senza distinzione, 'barino': BMW-Audi dichiara consumi in media del 30% inferiori al reale, Mercedes del 26%, Fiat del 24%, Peugeot-Citroen del 16%, Toyota del 15%. E negli anni sono diventate sempre più brave ad 'imbrogliare'. I dati dichiarati sono sempre più lontani da quelli rilevati nella vita reale: nel 2001 lo scostamento medio era del 10%, nel 2011 è diventato del 25%.
Il report , probabilmente il lavoro più completo tra i diversi usciti sul tema, mette a confronto i dati dichiarati dalla case con un ampio set di rilevazioni nella vita reale elaborato da compagnie di leasing, riviste specializzate e associazioni dei consumatori. Un confronto che ottiene un risultato ben sintetizzato dal grafico, dove il valore 100% indica i dati dichiarati dalla case e le linee colorate sono quelli ottenuti dalle diverse rilevazioni indipendenti su strada.



Come si vede, il divario tra prestazioni reali e prestazioni dichiarate si è allargato soprattutto tra il 2007 e il 2008 anno in cui l'UE ha introdotto obiettivi vincolanti per ridurre le emissioni del parco auto e in cui diversi paesi sono passati a sistemi di tassazione basato sulla CO2 rilasciata per km percorso. E tutte le case – vedi secondo grafico – oggi forniscono dati molto più inattendibili che in passato:


Per maggiori informazxioni sui più recenti sviluppi dell'auto a idrogeno  vedere questo link:
http://cetri-tires.org/press/2011/usa-plans-to-cut-hydrogen-research-funds-in-2012-budget-the-same-budget-foresees-usd-101-bn-for-investments-in-the-nuclear-sector-shame-on-you-mr-chu/?lang=en