domenica 16 febbraio 2014

Il Clima sul clima è cambiato: ritornare allo spirito del 2007



Alcune considerazioni in margine alle consultazioni sulle strategie climatiche europee al 2030 scaturite dall'incontro con la Commissaria al Clima.




Lunedì scorso ho rivisto la Commissaria al Clima Connie Hedegaard che sta facendo un giro delle Capitali europee per raccogliere le impressioni degli attori economici e ambientalisti europei sulla proposta della Commissione Europea in merito alla Comunicazione della Commissione sule strategie climatiche al 2030 (cosiddetto obiettivo intermedio, essendo gli obiettivi abreve (2020) e lungo (2050) termine già stati fissati. Devo dire che Connie mi è sembrata molto scoraggiata, per non dire ammosciata, rispetto alla  fiera combattente per la causa del clima, che avevo conosciuto con Rifkin quando, da Ministra per l'Ambiente della Danimarca stava organizzando la Conferenza Climatica di Copenhagen.

In questo post proverò a spiegare perchè e che cosa sta cambiando in Europa sulle politiche climatiche.


L'occasione dell'incontro era data dalla recente pubblicazione del pacchetto clima-energia 2030, presentato ufficialmente il 22 gennaio scorso. La presentazione ha seguito di poco la pubblicazione dell'ultimo Rapporto sul clima dell'IPCC, il Panel Intergovernativo dell'Onu, che ha lanciato un ulteriore allarme sui livelli di emissione attuali e sui rischi ambientali, economici e sociali del processo di riscaldamento globale. Nel merito del pacchetto condivido totalmente l'analisi di Marica di Pierri, Presidente dell'Associazione ASUD che ha partecipato anche lei alla riunione con il Commissario. Marica è una acuta osservatrice delle problematiche climatiche e energetiche dal punto di vista dlla giustizia ambientale  e in più di una occasione ha dato filo da torcere in televisione a personaggi che la giustisia energetica e l'equilibrio climatico non sanno nemmeno cosa sia. Memorabile rimane un suo battibecco con la ministra del nucleare tale Prestigiacomo, che ne esce disastrata. Se ne avete voglia potete rivederlo alle ore 22:47 di questo clip qui 
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-2342a58d-8364-4448-b440-8c2b2b4a186f.html#p=  (Sono due minuti di godimento assoluto) 

Le principali novità contenute nel pacchetto europeo sono in sostanza l'innalzamento dell'obiettivo di taglio delle emissioni al 40% entro il 2030 e il passaggio dal 20 al 27% della percentuale di energia che si prevede debba provenire, entro la stessa data, da fonti rinnovabili, oltre a un generico rafforzamento dell'impegno per l'efficienza energetica.
Pincipali criticità della proposta della Commissione:

-  DISORIENTAMENTO: la strategia europea di riduzione delle emissioni non prevede concrete misure disincentivanti all'utilizzo di fonti fossili per la produzione di energia. Ciò ha reso possibile che documenti di indirizzo come la Strategia Energetica Nazionale italiana (varata nell'agosto scorso) siano puntati sull'espansione della frontiera estrattiva di petrolio e gas piuttosto che su una serrata transizione alle energie rinnovabili; sono inoltre previsti nel piano europeo finanziamenti alla ricerca sull'energia nucleare, nonostante paesi come l'Italia e la Germania abbiano posizioni contrarie all'utilizzo di tale tipo di energia a causa della magnitudo degli impatti in caso di incidente e della difficile gestione delle scorie di lavorazione;

- FINANZIARIZZAZIONE: il cuore della strategia europea di riduzioni è basata sull'utilizzo di strumenti finanziari e meccanismi di mercato come lo scambio di quote di emissione (ETS) e i Redd+. Tali meccanismi rispondono ad una logica di finanziarizzazione della natura, che va affermandosi progressivamente, come più volte abbiamo denunciato a proposito delle negoziazioni sul clima in sede Onu.   Attraverso l'assegnazione di un valore economico al carbonio emesso viene creato un mercato finanziario internazionale ad hoc che si traduce in ulteriore occasione speculativa piuttosto che agire concretamente come deterrente alle emissioni di gas climalteranti. Semplificando: ciascuna impresa può continuare serenamente ad emettere in atmosfera se è più conveniente acquistare crediti di carbonio che mettere in opera politiche aziendali di riduzione concreta.

- INDEFINITEZZA: la definizione di rinnovabili contenuta all'art. 2 della direttiva 28/2009 intitolata “Promozione dell'uso di energia da fonti rinnovabili” è discutibile in quanto rischiosamente ampia. Essa tiene nel novero delle cosiddette rinnovabili tutte le energie non fossili: dal solare a biogas-biomasse e gas di discarica per fare solo alcuni esempi. In altre parole, non distingue tra energie pulite, ovvero producibili senza impatti ambientali, e energie impattanti dal punto di vista ambientale. Ciò ha permesso ad esempio negli anni scorsi l'assegnazione di incentivi CIP6 agli inceneritori di rifiuti così come ha attualmente reso nuova frontiera di speculazione quella legata a biogas e biomasse: solo nella Provincia di Roma sono oltre 160 le autorizzazioni per la costruzione di questo tipo centrali, slegate da qualsivoglia pianificazione energetica territoriale. Altro rischio connesso a tale definizione riguarda l'agricoltura: è allarmante che nella PAC (politica agricola comunitaria) sia previsto un regime speciale per le colture energetiche, a scapito della produzione di cibo e in controtendenza rispetto al necessario rafforzamento delle economie locali contadine.
C'è, di fondo, un sostanziale assoggettamento delle politiche di incentivi e di conversione energetica a logiche di convenienza economica. Ne sono emblematica espressione, tra l'altro, le parole del Vicepresidente della Commissione Europea Tajani secondo cui “bene tagliare le emissioni ma con obiettivi raggiungibili e che non mettano in difficoltà l'industria Ue”.
Come dire: la competitività delle imprese, la crescita del Pil e l'abbattimento dei costi di produzione sono e restano preminenti rispetto all'interesse collettivo a contenere l'aumento delle temperature e allontanare la catastrofe climatica in rapido avvicinamento.

Infine, un'ulteriore riflessione non puntuale ma sistemica. L'emergenza climatica e la crisi energetica legata al picco delle fonti fossili potrebbero e anzi dovrebbero costituire occasione per l'UE di raccogliere una sfida: quella di immaginare e incentivare una transizione energetica non solo legata alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento ma anche alla costruzione di un nuovo modello di produzione, distribuzione e consumo.  Vanno in questo senso le riflessioni orientate ad una produzione energetica distribuita e decentralizzata, particolarmente adatta, ad esempio, all'approvvigionamento domestico e residenziale.
Marica DI Pierri all'incontro con la
Commissaria al Clima Connie Hedegaard
Sotto il nome evocativo di “Democrazia Energetica”, portato avanti da anni dai movimenti sociali di tutto il mondo,  c'è tutta la necessità di ripensare la produzione e l'uso di energia pensando al cittadino non più solo come consumatore, ma come produttore e parte attiva di tutto il processo.  Ancor più perchè ci sono fonti energetiche particolarmente adatte a una transizione di questo tipo, a partire dal solare, come diverse sono le esperienze messe in campo dal basso sul tema: dalle comunità dell'energia, alla cooperative di comunità, ai gruppi di acquisto solare.
Evitare mega progetti, incentivare la microproduzione domestica, investire nella costruzioni di reti intelligenti servirebbe, d'un colpo, a rispondere alla sfida climatica, combattere i monopoli in campo energetico, redistribuire ricchezza e favorire la partecipazione della società civile".

L'analisi di Marica e di ASUD potete trovare formulata in modo più analitico a questa pagina web http://asud.net/pacchetto-ue-2030-e-strategia-europea-sul-clima-le-nostre-perplessita/).


Questa' analisi della proposta della Commissione per il 2030 è  impetosa e fattuale. 

Eppure nel 2007, quando il Parlamento approvò la strategia di breve termine (2020) fu tutta un'altra musica.  All'epoca lo slogan era: "cambiamo l'energia, non il clima!"
Come hanno fatto le cose a cambiare così radicalmente in pochi anni? 
Che cosa è successo in questi anni alla sensibilità europea verso la sostenibilità tanto celebrata in occasione dell'approvazione del 20 20 20   il 7 marzo 2007 durante l'ultima Presidenza tedesca dell'Unione Europea?

E che si può fare per "riscoprire lo spirito del 2007" come proposto da Alfonso Pecoraro Scanio, che ha partecipato anche lui all'incontro e che fu, insieme alla Hedegaard, all'epoca ministro per l'Ambiente della Danimarca,  uno dei ministri determinanti perchè la Presidenza Tedesca decidesse di andare risolutamente verso la sostenibilità. 

E' bene ricostruirlo un po' questo "spirito del 2007. In quel periodo la pressione dei cittadini e la sensibilità popolare verso la sostenibilità rendevano estremamente impopolare la continuazione del modello fossile, quello che a causa della sua intensità di capitali, ha fatto emergere l'economia finanziaria  parassitaria come la conosciamo oggi (8 volte superiore all'economia reale). 

Come ricorda anche da Rifkin nel libro La Terza Rivoluzione Industriale,  (pagg 87 e seguenti) l'incontro fra lui e la Merkel era stato certo determinante per prendere la direzione giusta.
Angela Dorothea Kasner, nata a Amburgo e coniugata in Merkel, aveva conseguito un dottorato in Fisica teorica all'Università di Lipsia e prima di darsi alla politica un mestiere ce l'aveva. Era ricercatrice di Fisica e chimica quantistica all'Università di Berlin-Adlershof. 
Merkel aveva cercato Rifkin, avendone letto le opere, e essendo in grado culturarmente di comprendere i suoidiscorsi sull'entropia e sulla termodinamica  e aveva domandato l'aiuto del nostro ufficio e di Rifkin come  consigliere strategico per ralizzare gli obiettivi occupazionali della sua Presidenza (nonchè del cancellierato) e anche quelli energetici. JEremy aveva accettato non senza qualche iniziale perplessità, vista la delusione patita da Tony Blair e dal New Labor per i quali la nuova frontiera dell'energia era il nucleare e, al massimo, il "carbone pulito" (che Rifkin considerava un ossimoro). Durante l'ultimo semestre del 2006, (Presidenza britannica dell'UE, diretta appunto da Tony Blair) evitammo dunque qualunque contatto con gli inglesi e ci concentrammo a preparare con mesi di anticipo la presidenza UE della Germania. La Merkel aveva la fama immeritata di voler estendere la vita del nucleare tedesco (ormai quasi a fine ciclo). Immeritata perchè effettivamente apparteneva a un partito (la CDU) nuclearista, più per partito preso che non per reale competenza e comprensione delle questioni energetiche.

 La Merkel che invece l'energia la conosceva (era stata anche ministro per l'Ambiente negli anni '90), sapeva che il modello economico basato sull'energia dell'era fossile (e fissile) era in sala rianimazione. Dall'incontro con Rifkin poi era riuscita a ricavare anche la convinzione che se si vuole creare lavoro, bisogna passare  al ciclo completo della Terza Rivoluzione Industriale (fonti rinnovabili+idrogeno+smart grid+edifici a energia positiva+trasporti a zero emission). Quindi nell'ottobre  2006, mentre la presidenza Blair dell'UE si stava impantanando in improponibili scenari nucleari e di sequestro del carbonio, diventando bersagli delle campagne di Greenpeace ("Nuclear is not the Answer), la Merkel invece era pronta per fare il grande salto. Una accelerazione formidabile venne da una serie di fatti: a febbraio 2006 era intrato in vigore (grazie all'azione incessante dell'UE) il protocoll0o di Kyoto per la limitazione delle emissioni climalteranti, e la sua parte l'aveva fatta anche il cosiddetto Rapporto Stern, che dimostrava le consegunze sull'economia mondiale (in termini di PIL) del cambiamentoclimatico
http://mudancasclimaticas.cptec.inpe.br/~rmclima/pdfs/destaques/sternreview_report_complete.pdf 

mentre Al Gore, finalmente libero da qualunque falsa diplomazia o necessità di compromesso, cominciò a dire le cose come stavano davvero sulle responsabilità industriali del cambiamento climatico e  imperversava per tutto il mondo con la sua presentazione  e il suo  film "An unconvenient truth"
che gli fecero vincere l'Oscar e il Nobel.  Insomma nel 2007 si era messa in moto una dinamica positiva a livello mediaticoe e conseguentemente di opinione pubblica mondiale.  Le lobby del fossile erano diventate estremamente impopolari. Ricordo che a Bruxelles non riuscivsno più a organizzare un evento credibile. Erano diventato "personae non gratae" sia come lobbisti che come "consiglieri"... Questo ci permise di far passare la Dichiarazione Scritta sulla Terza Rivoluzione Industriale con 420 firme di eurodeputati che segno' il momento più alto di quel clima http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?language=en&type=IM-PRESS&reference=20070516IPR06751

Solar cooling, tecnologia di aria condizionata solare
sviluppata dal Fraunhofer Institute di Friburgo - Germania
Alan Ford, un mito delle mie letture giovanili
Io fui impegnato per mesi in quella battaglia e ricordo che era difficile trovare lobbisti avversari nei corridoi del palazzo a Bruxelles (c'erano ma erano ben nascosti e avevano perduto influenza sui processi decisionali perchè un impetuoso movimento di cittadini e anche di media (senza non si va da nessuna parte!) era riuscito a condizionare (come sempre dovrebbe essere) le decisioni della politica europea. Oggi, purtroppo c'è stato un riflusso, e assistiamo a una ripresa di influenza delle lobby fossili e fissili (potentissime e ricchissime). E' vero che con il mio ufficietto da Alan Ford a Bruxelles con due assistenti e una segretaria part time nel 2007 queste lobby le avevamo sconfitte creando una vasta coalizione di interessi che andavano dagli ambientalisti, alle cooperative, all'indutria delle rinnovabili e dell'idrogeno, agli organizmi della cooperazione internazionale, alle grandi aziende dell'elettronica e di internet. Ma è anche vero che avevamo vinto una bayttaglia, non la guerra. Quella guerra oggi è ancora in corso, e come ha confermato Connie Hedegaard, rispondendo a Alfonso Pecoraro Scanio che aveva perorato un ritorno allo spirito del 2007, (cito a memoria) : "Alfonso, dal 2007 a oggi è cambiato tutto. Allora si respirava un altro clima (appunto), i governi erano inclini a considerare le politiche climatiche come una parte fondamentale dell'integrazione europea. Oggi, con la crisi è diventato tutto un "sis salvi chi può" e i lobbisti dei monopoli energetici sono ritornati in forze a riprendere il terreno che avevano perduto nel 2007. E come possono farlo? Da un lato domandando di rivedere al ribasso gli obiettivi del 20 20 20, dall'altra, annacquando gli obiettivi intermedi, questi del 2030, appunto!" 

Mi si è stretto il cuore a sentire quella che era la potentissima Connie Hedegaard, "Deus ex Machina" della conferenza Climatica di Copenhagen, ammettere che c'è stato un tale capovolgimento di fronte.
Mi sono improvvisamente reso conto che  il mio ufficietto da Alan Ford a Bruxelles non è e non sarà mai più sufficiente a contrastare lo strapotere dei monopoli energetici. Che quello che è successo nel 2007, è stato determinato da una serie di circostanze irripetibili (fra cui anche l'infaticabile sforzo personale di Jeremy Rifkin e mio)

Il mio ufficio di Bruxelle, cane compreso.
Rifkin è il primo in basso a destra
Mi rendo conto che nel frattempo abbiamo visto una serie di false partenze, operazioni di speculazione su grandi impianti rinnovabili, su cui si sono innestate manipolazioni mediatiche che hanno ribaltato la realtà inquinando l'opinione pubblica con false informazioni tipo che le rinnovabili sono costose, o che non possono raggiungere massa critica e coprire il fabbisogno industriale di un mondo moderno e un'economia globale. E' vero esattamente il contrario. 
E cioè che le rinnovabili sono molto meno costose sull'intero ciclo di vita perchè dopo i costi di impianto non hanno costi di approvvigionamento (il sole e il vento sono gratis e arrivano sulla terra in quantità 15.000 volte superiori al nostro fabbisogno). 
Insomma quello che Rifkin chiama "l'internet dell'energia", ha anche e innanzitutto un senso economico ma queste verità sono occultate da una una cupola mediatica-informativa di proporzioni globali che occupa tutti gli spazi e aiuta le grandi lobby energetiche a riportare indietro le lancette dell'orologio della storia. 
Livio de Santoli alla presentazione del suo
 libro "Le Comunità dell'Energia", quello giallo
in mano a Zingaretti, con Carlo Petrini
Naturalmente questa operazione non fermerà la storia, ma permetterà loro di guadagnare tempo e spremere il limone fossile e fissile fino alle ultime gocce perchè lo sanno anche loro che il loro modello è finito non solo per la sua ingiustizia economica ma anche e soprattutto perchè ha raggiunto i limiti della sua efficienza (come spiega benissimo Livio de Santoli, coautore con me di Territorio Zero,  nel suo libro precedente  "Le Comunità dell'Energia")                                                 .
Un flash mob dell'Azione energia Solare contro
il governo dei fossili a Roma Zero Emission
Conferenza per il conto energia
con Jeremy Rifkin invitato dal Ministro
Pecoraro Scanio
A fronte di tutto questo vedo le organizzazioni dell'industria delle rinnovabili accusare il colpo, barcollare, rifiutarsi (per codardia o per incapacità) di restituire colpo su colpo facendosi portatrice di un nuovo, diverso modello, il distribuito. Vedo cose incredibili come ad esempio i grandi monopoli energetici entrare con il loro modello centralizzato, nell'energia rinnovabile per sua natura distribuita, snaturandola e contribuendo all'operazione mondiale di "smearing" a suo danno architettata dai registi del pensiero fossile. Questo si manifesta a livello Europeo, dove l'EREC, European Renewable Energy Council, continua a difendere interessi di categoria come se fosse una rappresentanza industriale come tutte le altre invece di capeggiare lo schieramento per la proposizione del modello alternativo e distribuito. Non mi meraviglia. Se si pensa che l'ENEL ha preso la testa dell'EPIA - European Photovoltaic Industry Association, (ora non più ma si sono perduti due anni), e l'EPIA è un membro fondamentale dell'EREC. E vedo che in Italia dopo anni di lotte fratricide e "disunioni che fanno le debolezze" (Assosolare, APER, Assoenergie future, ATER, Assoelettrica, GIFI-ANIE-IFI e chi più ne ha più ne metta) la rappresentanza del settore è frammentato e non esprime il potenziale delle industrie della Terza Rivoluzione Industriale, decredibilizzandolo come interlocutore delle decisioni politiche (il che spiega come il governo abbia potuito fare una serie di "porcate" in questo settore inimmaginabili in altri settori, tipo revisioni retroattive degli incentivi e delle condizioni, accorciamenti pretestuosi dei periodi di vigenza degli incentivi, aumento del carico burocratico a livelli asfissianti, determinazione dell'erogazione di nuovi incentivi ai fossili (si chiama capacity payment), in cui si sono avvicendati in una commovente gara di solidarietà con gli interessi di ENEL e ENI, tutti  e dico tutti gli attori politici, a cominciare da quel Bersani che ostacolò al massimo il conto energia progettato da Pecoraro Scanio arrivando (lui e i suoi "scagnozzi" catechizzati a dovere dai monopoli energetici) ad accusare il Ministro dell'ambiente perchè poneva degli obiettivi al 2020 (6 GW) che loro dicevano (sempre imbeccati dall'ENEL) non sarebbero stati mai raggiunti (e sono stati raggiunti con 10 anni di anticipo, oggi siamo a 18 GW!!! non ho ancora sentito i "mea culpa" di questa gente eppure li ricordo bene come facevano i mastini rabbiosi contro lo staff di Pecoraro Scanio, reo di non essere "realista"). 
L'ultimo ministro per l'ambiente che ci sia stato in
Italia., che fatto partire la green economy nonostante
lo smacchiatore di giuaguari come MISE.
Oggi la Green Economy è praticamente morta in Italia perchè a fare le politiche energetiche si sono succeduti da allora personaggi improbabili, incompetenti, o peggio asserviti agli interessi delle banche o dell'ENEL, come Berlusconi, Romani, Prestigiacomo, Passera, Monti (che nella sua agenda Monti sotto la voce "Economia verde" enumerava allegramente trivellazioni, gas, carbone e ci ha risparmiato il nucleare solo perchè 27 milioni di cittadini avevano appena detto NO!!!! nel secondo referendum contro il nucleare del giugno 2011), Clini, Letta, Zanonato, e Orlando. In queste condizioni poi vedo il coordinamento FREE (Fonti Rinnovabili e e Efficienza Energetica) azzeccare l'acronimo ma sbagliare tutte le altre scelte. Come si può tollerare che vi entri anche l'ENEL? Non si è ancora capito che con quest'ENEL, l'ENEL del capacity payment, del ricatto occupazionale per spaccare il sindacato, delle scelte fossili fino alla fine, delle 10 centrali nucleari già pianificate e stoppate, ripeto, solo dai cittadini con il referendum,  nessun compromesso, nessuna collaborazione è possibile? 
Con il cavallo di Troia dell'ENEL  in pancia, questo coordinamento non può andare molto lontano e infatti non ci è andato.  
Non solo non ha ottenuto niente ma ha perso tutte le battaglie compresa quella sull'estenzione del "bonus Fiscale" per le ristrutturazioni energetiche 
(vedere al riguardo questo accorqto intervento del senatore Gianni Girotto M5S  http://www.youtube.com/watch?v=4s6u33-3vZE )


Allora come riscoprire lo spirito del 2007 in queste condizioni desolanti? A mio modesto avviso, ricomnciando dal basso. Dai cittadini. Portando il livello dello scontro con i monopoli energetici ai livelli che sono sottosoglia riespetto agli standard operativi dei grandi monopoli. Se necessario facendo anche ricorso a una sana disobbedienza civile  contro norme assurde e burocrazia Kafkiana che rendono più complicato fare un impianto fotovoltaico sul tetto che impiantare una centrae a turbo gas o a oli combustibili. Ricominciamo dall'economia locale, dalle banche del riuso, daigruppi di acquisto solidale per prodotti agricoli e no, dalla valorizzazione delle risorse del nostro territorio.  Ricominciamo dai 7 milioni di italiani che hanno votato contro il nuc.leare nel 2011 e che ancora stanno aspettando risposte.
Il movimento è già cominciato. Dobbiamo solo assecondarlo e accelerarlo
Oggi la Green Economy è praticamente morta in Italia perchè a fare le politiche energetiche si sono succeduti da allora personaggi improbabili, incompetenti, o peggio asserviti agli interessi delle banche o dell'ENEL, come Berlusconi, Romani, Prestigiacomo, Passera, Monti (che nella sua agenda Monti sotto la voce "Economia verde" enumerava allegramente trivellazioni, gas, carbone e ci ha risparmiato il nucleare solo perchè 27 milioni di cittadini avevano appena detto NO!!!! nel secondo referendum contro il nucleare del giugno 2011), Clini, Letta, Zanonato, e Orlando. In queste condizioni poi vedo il ccordinamento FREE (Fonti Rinnovabili e e Efficienza Energetica) azzeccare l'acronimo ma sbagliare tutte le altre sclte. Come si può tollerare che vi entri anche l'ENEL? Non si è ancora capito che con quest'ENEL, l'ENEL del capacity payment, del ricatto occupazionale per spaccare il sindacato, delle sclte fossili fino alla fine, delle 10 centrali nucleari già pianificate e stoppate, ripeto, solo dai cittadini con il referendum,  nessun compromesso, nessuna collaborazione è possibile? Con il cavallo di Troia dell'ENEL  in pancia, questo coordinamento non può andare molto lontano e infatti non ci è andato.  Non solo non ha ottenuto niente ma ha perso tutte le battaglie compresa quella sull'estenzione del "bonus Fiscale" per le ristrutturazioni energetiche (vedere al riguardo questo accorato intervento del senatore Gianni Girotto M5S  http://www.youtube.com/watch?v=4s6u33-3vZE )


Mercatino dell'usato a Milano
Allora come riscoprire lo spirito del 2007 in queste condizioni desolanti? A mio modesto avviso, ricomnciando dal basso. Dai cittadini. Portando il livello dello scontro con i monopoli energetici ai livelli che sono sottosoglia riespetto agli standard operativi dei grandi monopoli. Se necessario facendo anche ricorso a una sana disobbedienza civile  contro norme assurde e burocrazia Kafkiana che rendono più complicato fare un impianto fotovoltaico sul tetto che impiantare una centrae a turbo gas o a oli combustibili. Ricominciamo dall'economia locale, dalle banche del riuso, daigruppi di acquisto solidale per prodotti agricoli e no, dalla valorizzazione delle risorse del nostro territorio.
Un mercato della terra
 Ricominciamo dai 7 milioni di italiani che hanno votato contro il nuc.leare nel 2011 e che ancora stanno aspettando risposte.
Il movimento è già cominciato. Dobbiamo solo assecondarlo e accelerarlo. 

monopoli, e i loro interessi inconfessabili si battono solo dal basso, con un infaticabile lavoro piazza per piazza quartiere per quartiere, casa per casa, persona per persona.  

E poi bisogna portare la battaglia nelle aule del Parlamento Europeo con una pattuglia di eurodeputati consapevoli della posta in gioco e competenti in queste problematiche su cui si stanno giocando i destini dell'economia globale.

Non c'è tempo da perdere!
La Hedegaard lassù a Burxelles è sempre più sola. 
E sempre più depressa. 

Connie Hedgaard. Non lasciamola sola!










sabato 15 febbraio 2014

Le Controconsultazioni M5S, novità assoluta nello stantìo panorama politico italiano. Ma alcuni non vogliono ammetterlo. Ecco come smontarli!

Oggi è successo qualcosa di straordinario: i rappresentanti eletti del M5S si sono "consultati"con i loro elettori e i cittadini (anche quelli che non li hanno votati) anzichè prestarsi alla pagliacciata di consultazioni su una crisi che ufficialmente non esiste perchè è stata dichiarata da un gruppo privato di cittadini in una direzione di partito e non in Parlamento come prevede la Costituzione.
E' stata una grande occasione di confronto democratico a cui tutti i parlamentari del M5S e centinaia di migliaia di cittadini in tutta Italia si sono resi disponibili sacrificando il loro sabato.

A fronte di questa novità oggettiva e strabiliante, leggo commenti scettici che potremmo catalogare in tre tipi:

1) "Che controconsultazioni erano se hanno parlato solo i parlamentari, insomma era un comizio i cittadini non hanno potuto parlare etc etc "

2) "Voi insistete perchè la cirisi e le riforme siano portate in Parlamento però poi dite che  il parlamento è illegittimo..."

3) "Anche Grillo è stato condannato e però Napolitano l'ha ricevuto, quindi che scandalo è se riceve anche Berlusconi?"

Siccome questi argomenti sono pretestuosissimi basati sul nulla e assolutamente inconsistenti, e però fanno molta presa sul lettore sprovveduto o disinformato, vorrei provare a diradare i fumi della disinformazione e a contrastarli definitivamente:

1)  LE CONTRO CONSULTAZIONI.
Nelle contro consultazioni hanno parlato dal palco i rappresentanti eletti nella maggioranza dei casi, questo è vero, ma esse hanno permesso anche ai cittadini di parlare (anche se non dal palco perchè non era tecnicamente e temporalmente possibile), perchè dopo ogni manifestazione, i portavoce si sono fermati a discutere in colloqui individuali con i cittadini che volevano esprimersi e che hanno avuto così la possibilità di farlo di persona e non solo virtualmente (come quando si vota una legge sul portale.
Io non credo che ci sia nessun politico in questo momento in Italia che possa fare altrettanto senza scorta e uscirne vivo. Voi che dite?

2) LA LEGITTIMITA' DEL PARLAMENTO.
Questo  parlamento è illegittimo, e su questo non ci piove, L'ha detto la Corte Costituzionale, anche se poi ha preferito non trarne le estreme conclusioni, e scappottarsela con il salomonico espediente di dare effetto non retroattivo alla sentenza contro il porcellum. Ma detto questo, per favore non scherziamo.
La Costituzione (Art. 95) prevede esplicitamente che "Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e per appello nominale"

Non dice "la direzione nazionale del PD", dice proprio "ciascuna Camera".

E questa regola vale anche se il parlamento è illegittimo, (così come era illegittimo quando accordò la fiducia a Letta e lo sarà quando la accorderà a Renzi).

Non è stato un bello spettacolo, per l'immagine del paese all'estero, vedere  un primo ministro sfiduciato dal suo stesso partito a cui non si concede nemmeno l'onore delle armi, e cioè di poter fare un passaggio parlamentare per aprire la crisi come peraltro prevede anche la Costituzione, facendo così un bilancio negativo o positivo che lo si possa giudicare, di quest'esperienza di governo. Non è stata una congiura di palazzo. E' stata una congiura di partito (cioè di una parte infima del Palazzo) in cui sono andati a farsi benedire non solo l'onestà intellettuale, la correttezza politica, e serietà delle affermazioni di Renzi, ma anche i rapporti umani. Francamente uno spettacolo deprimente anche visto dal di fuori. Mai il partito erede della più grande formazione politica della sinistra europea era sceso così in basso.

Il M5S è l'unico che sta difendendo il principio costituzionale che le decisioni istituzionali e  politiche si prendono in Parlamento. E anche tutti gli altri principi costituzionali, costantemente e impunemente violati o messi a repentaglio da una classe politica marcia e ipocrita (due su  tutti:  uno è il caso dell'abuso di decretazione d'urgenza prevista dall'art. 77 della Costituzione solo "in casi straordinari di  necessità e urgenza" e ormai assurta alla regola, nell'indifferenza generale dei partiti tradizionali che ne approfittano a turno. Questo scandalo a cui sembriamo esserci assuefatti, è stato denunciato ed è tuttora denunciato costantemente solo dal M5S. L'altro è il tentativo di "scassinare" l'articolo-chiavistello" della Costituzione, il 138 che prevede forme molto rigide di modifica costituzionale perchè non sia possibile a una maggioranza esigua cambiare le regole ad ogni legislatura.
Ormai il vero custode della Costituzione sono questi ragazzi, altrochè Napolitano!
In conclusione L'illegittimità del Parlamento non può diventare il pretesto per una seconda violazione della Costituzione, facendo come se l'art 94 non esistesse!

3) BERLUSCONI PREGIUDICATO E GRILLO NO
la differenza fra Grillo e Berlusconi è abissale: Berlusconi è un delinquente abituale "con spiccata attitudine a reiterare il crimine" (cit. Corte di Cassazione) che è entrato in politica per modificare tutte le leggi in base alle quali era stato (o sarebbe stato) incriminato. E' tecnicamente un pregiudicato e latitante.
Ed è pure interdetto dai pubblici uffici. Adesso se riformare lo Stato o partecipare a discussioni politiche del più alto livello non è un pubblico ufficio, non riesco a immaginare cos'altro lo sia.
Grillo niente di tutto questo...
Ma c'è di più. A Bruxelles tutti i media, specialmente quelli di  DESTRA (!!!), non riescono a spiegarsi come mai Berlusconi non sia ancora in galera. E non riescono a spiegarsi come mai se è stato condannato a 4 anni, si preveda che ne sconterà al massimo uno e nemmeno in carcere ma ai servizi sociali. Grillo ha avuto un incidente di macchina, è stato condannato per omicidio colposo plurimo negli anni ottanta e ha saldato il suo debito con la giustizia. Non si è sottratto al giudizio, non ha sputato sui giudici, non ha manomesso la macchina della giustizia per scappottarsela, non è entrato in politica per farsi le leggi ad personam. Quando ha incontrato Napolitano Grillo aveva già saldato il suo debito con la Giustizia. Berlusconi no, e dovrebbe essere in carcere adesso!

Altro che consultazioni o riforme!!!

A coloro che amano spaccare il capello con il M5S, consiglierei di rivolgere la loro occhiuta attenzione ai provocatori del disastro che è sotto gli occhi di tutti! Anche se cantano "Bella Ciao!" e fanno finta di essere ancora di sinistra! Oppure se ricoprono l'ispida pelliccia berlusconiana con il candore del vello alfanian/formigonian/giovanardiano.

martedì 11 febbraio 2014

Emergenza bonifiche: dal Super Inciucio a Superciuk!










Voi pensavate che non si poteva fare niente di peggio che regalare 7,5 miliardi di euro alle banche private con la scusa della ricapitalizzazione delle quote di Bankitalia vero? Vi sbagliavate. Si poteva, si poteva! 
Per esempio condonando agli inquinatori industriali in Italia l'obbligo di pagare per le bonifiche in spregio al principio europeo "chi inquina paga" (il governo italiano si dimostra ancora una volta campione di ipocrisia invocando l'Europa a targhe alterne solo quando gli conviene  (per esempio quando si tratta di giustificare la macelleria sociale imposta dalla lobby finanziaria mondiale) e infrangendone le regole quando esse toccano gli interessi degli amici degli amici.



Massimo De Rosa
Federica Daga
L'argomento è stato illustrato in una conferenza conferenza stampa a Montecitorio  organizzata dagli  attivisti di ASUD -RIGAS - Stop Biocidio- rete Comuni Inquinati - Forum per l'acqua - CETRI-TIRES (io sono quello seminascosto dietro ai capelli rasta di Marica Di Pierri...). Erano presenti i parlamentari: Alberto  Zolezzi e Massimo De Rosa e Federica Daga del M5S e questo si capisce perchè  hanno votato contro questa porcata. Poi c'erano anche  e anche Paglia e Marcon di SEL che invece hanno votato a favore e questo si capisce già meno  !  
Se voti una porcata poi non vai alla conferenza stampa per denunciarlo. Se invece vai alla conferenza stampa per denunciare  una porcata vuol dire che non l'hai votata. O se l'hai votata vuol dire che sei pentito e ti autodenunci per averla votata. Oppure non sei in pace con te stesso. Ecco il parlamentari di una finta sinistra che è entrata nel vortice inarrestabile del compromesso con la destra (o che forse è sempre stata compromessa con la destra in una specie di gioco delle parti che ha ingannato tutti fino all'irrompere sulla scena della politica del Movimento 5 Stelle
La porcata é semplice: il decreto Destinazione Italia, capovolge il suddetto principio sancito dai dei trattati europei da  "chi inquina paga",  a "chi inquina viene pagato", in un impeto da Robin Hood alla rovescia, come faceva "Superciuk", (l'indimenticabile eroe ubriacone del fumetto Alan Ford, che rubava ai poveri per dare ai ricchi)

Come? 

Sono previsti dall'art.4 del Decreto e si chiamano "accordi di programma" con le aziende che hanno inquinato prima del 2007 (praticamente tutte!), accordi che pongono l'onere finanziario in massima parte sullo stato, miranti a Bonifiche o (notare la perfidia dell'articolo disgiuntivo) alla messa in sicurezza degli impianti con la conseguenza che gli accordi potranno anche limitarsi alla sola messa in sicurezza dei siti e non già alla vera bonifica. 

Non si fissa neanche un limite di importo all’eventuale sostegno pubblico, né una percentuale massima sul valore complessivo dell’accordo di programma che potrebbe essere presa in carico dallo Stato. La parte residua a carico dell'inquinatore godrà pure del credito d’imposta!

Il tocco finale è nel comma 6 in cui si prevede addirittura un vero e proprio condono tombale, co-finanziato dagli italiani, per gli inquinatori poiché l’attuazione dell’accordo di programma “esclude per tali soggetti ogni altro obbligo di bonifica e riparazione ambientale e fa venir meno l’onere reale per tutti i fatti antecedenti all’accordo medesimo". 

Ne consegue che il proprietario dell’area inquinata potrebbe vedersi pagare dallo Stato non solo integralmente gli oneri delle bonifiche ma addirittura gli investimenti per i nuovi impianti che saranno realizzati nei siti inquinati e che saranno automaticamente dichiarati di pubblica utilità (quindi anche inceneritori o una raffinerie!). 
Una terrificante veduta dell'ILVA di Taranto


Non vi è neanche un obiettivo di sostenibilità ambientale per le nuove attività necessarie per risollevare i siti inquinati, al contrario di quanto avviene in Francia e in Germania e perfino in Portogllo dove questi sito sono rinati divenendo ecomusei e aree turistiche di archeologia industriale. Posti meravigliosi come Taranto e Siracusa (Grandi città ellenistiche capitali di quella che fu la Magna Grecia) o la stessa Venezia, ancor oggi sedi di monumentali vestigia archeologiche

 in grado di richiamare sul territorio milioni di turisti se opportunamente valorizzate insieme alla prelibata enogastronomia locale e alle bellezze naturali architettoniche e turistiche, sono state devastate da una politica dissennata che ha confuso il progresso per molti con il profitto per pochi, e adesso che i nodi vengono al pettine e che modello industriale entra in crisi per la sua stessa inefficienza (adesso che ormai con le stampanti tridimensionali i processi industriali si stanno efficientizzando e democratizzando, l'acciaio non lo vuole più nessuno se non i costruttori di oleodotti o gasdotti necessari a trasportare energia fossile, che serve a produrre l'acciao, in un cane che si morde selvaggiamente la coda!), e comincia a lasciare sul campo decine di migliaia di disoccupati e terreni devastati che bisognerebbe bonificare attingendo se necessario anche forzosamente ai profitti immoralmente accumulati dai "padroni del vapore", adesso dunque che i nodi del pagamento delle bonifiche e del risarcimento del territorio vengono al pettine, e i Riva / ENI /ENEL etc cominciano ad essere chiamati dalla magistratura a rispondere della loro criminalità 
Bici realizzata con una stampante 3D per
addizione e non sottrazione di materia.
ambientale,  proprio adesso, con un tempismo cronometrico Lettaciuk corre in occorso degli inquinatori e insieme a una maggioranza inciukcista destra/sinistra sempre più coesa nelle cose che contano veramente, si inventa un condono tombale che impedirà qualunque bonifica e riabilitazione del territorio, perchè non si troveranno mai i soldi, specie in questi tempi di magra e di crisi, a meno che non si mettano le mani nelle ricche tasche degli inquinatori (cose che questa legge impedisce di fare).  E mentre mezza Europa inorridisce per quello che stiamo facendo al paese più bello del mondo, l’Italia diventa il paese di Bengodi per gli autori dei peggiori disastri ambientali che hanno messo in ginocchio vaste aree del paese, che non dovranno più temere i risarcimenti miliardari a cui i tribunali avrebbero potuto condannarli nelle decine di processi in corso in Italia per reati ambientali e contro la salute dei cittadini. 
Principali beneficiari di questo colpo di spugna tombale, i soliti noti. Innanzitutto Riva. Vendola è stato di parola, (come aveva promesso ad Archinà nella famosa telefonata ridens), non si é defilato. E così pure i parlamentari di SEL che non hanno fatto mancare il loro sostegno ai poveri inquinatori benemeriti dell'occupazione e del lavoro. 

Il bagno, per coloro che a questo punto cominciano ad accusare conati di vomito, é come sempre in fondo a destra!

Superciuk invece sta benissimo, è vivo e lotta insieme a noi. 


lunedì 3 febbraio 2014

Bye Bye Boldrini

Quando la Boldrini veniva eletta Presidente della Camera dei Deputati, a marzo scorso le diedi il benvenuto con un post pieno di speranza che si intitolava "L'empatia al potere".

http://angeloconsoli.blogspot.it/2013/03/laura-boldrini-lempatia-al-potere.html

Quanto rapidamente si è dissolta quella speranza! Vanificata in un niente! Completamente azzaerata con una crudeltà e uno spirito autodistruttivo che credevo impossibili nella Laura Boldrini che conoscevo e che ho descritto in quel post.
Ricapitoliamo succintamente i fatti:
La Repubblica Italiana non è più una repubblica parlamentare. A causa dell'abuso della legislazione d'urgenza tramite decreto, una possibilità prevista dall'art. 77 della Costituzione qualora sussitano particolari ragioni "di necessità e d'urgenza"  della quale tutti i governi hanno ampiamente abusato,  praticamente le leggi di iniziativa parlamentare non si fanno più!
Tutta la legislazione italiana viene iniziata dal governo con la formula del decreto legge. Per esempio nel Parlamento del quale la Boldrini dirige uno dei due rami, dopo quasi un anno di vita, non è stata ancora approvata una sola legge di iniziativa parlamentare. Di fronte a questo "furto di iniziativa legislativa" il Presidente della Camera dovrebbe essere geloso delle prerogative della sua assemblea e difenderle contrastando in tutti i modi l'abuso della decretazione d'urgenza ex art. 77 Costistuzione.
Allora, dalla Boldrini del mio post "L'empatia al potere", mi sarei aspettato che avesse preso con forza le difese del Parlamento contro gli abusi del governo, mentre invece già nei mesi precedenti avevo dovuto osservare che non si comportava così ma anzi si manifestava estremamente "comprensiva" con le esigenze  del governo,  e estremamente ostile se non proprio istericamente avversa a ogni forma di opposizione.  Ma quello che è successo la settimana scorsa è decisamente andato a di la di ogni limite e mi determina a concludere che questa Presidenza in pochissimo tempo si è rivelata la peggiore Presidenza della Camera dei Deputati.
Ricapitoliamo brevemente i fatti: il governo associa due cose che non c'entrano assolutamente niente, commettendo una evidente forzatura, e collegando la cancellazione della seconda rata dell'IMU al decreto per la ricapitalizzazione (a spese dello Stato e non  dei soci privati -banche e assicurazioni-) della Banca d'Italia. E' un decreto "omnibus" contro cui si è schierato perfino Napolitano ("the Untocheable" anche conosciuto come "l'Innominabile"). Il governo pasticcione e colluso con i poteri forti mafioso-bancari ha deciso di regalare alle banche private 7,5 miliardi delle riserve della Banca d'Italia in modo che le Banche possano iscrivere cospicue plusvalenze nei loro attivi e dare una immagine di maggiore solidità finanziaria nonstante tutte le perdite dovute alle speculazioni sui derivati, nonchè le molteplici sofferenze di clienti messi in ginocchio dalla crisi e quindi incapaci di rimborsare i loro debiti. In pratica, si tratta di un inspiegabile regalo alle banche che genera delle plusvalenze a cui mai esse avrebbero sperato di poter accedere e sulle quali (ed ecco l'aggancio con il pagamento dell'IMU) si genera un gettito fiscale che permetterà di annullare la seconda rata dell'IMU. Cioè in altre parole dobbiamo perdere 7,5 miliardi di euro di riserve della Banca d'Italia che sono nostre, dei cittadini, per ottenere un gettito di 900 milioni di euro. Una operazione in perdita secca per lo Stato ma fortemente vantaggiosa per le banche come spiega benissimo anche Gianni Dragoni, esperto economico della trasmissione Servizio Pubblico (non certo uno sfegatato attivista 5 Stelle),
L'economista Gianni Dragoni a Servizio Pubblico

http://www.serviziopubblico.it/2014/02/imu-bankitalia-regalo-alle-banche-2/

Di fronte a questo ennesimo regalo alle banche, il governo tace pavido, ma è il popolo a 5 Stelle che impugna la bandiera dell'opposizione più dura.

E chi si mette di traverso per impedire che l'opposizione dei 5S abbia successo e fa scattare la cosiddetta "ghigliottina" per azzerare il dibattito e portare immediatamente in discussione e approvazione il decreto "omnibus"? Proprio la Presidente Boldrini.

Un gesto inspiegabile di sostegno al governo pasticcione e arrogante (infatti il governo ha sbagliato i tempi di invio del decreto alla Camera, riducendosi all'ultimo minuto e esponendosi al rischio di ostruzionismo che ne avrebbe determinato la decadenza). Nonostante i 5 Stelle avessero presentato un ordine del giorno che proponeva lo scorporo della parte relativa all'IMU da quella relativa alla ricapitalizzazione "pro banche " della Banca d'Italia, e dunque permetteva al governo di "salvare la faccia relativamente alla sussistenza del requisito dell'urgenza rispetto alla questione IMU (per cui tale requisito era forse ipotizzabile) rispetto alla questione ricapitalizzazione Bankitalia (per cui non era ipotizzabile manco per niente visto che tale ricapitalizzazione aspettava dal 1936, e quindi anno più o anno meno...)
Un vero e proprio uno schiaffo al Parlamento.
I diritti democratici di intervento dei deputati del M5S, costituzionalmente garantiti,  vengono così pesantemente violati! Scattata la "ghigliottina" i 5 Stelle si scaraventano sui banchi del governo per una forma di protesta civile  e non violenta (lo "stunt" prevede che 40 deputati 5 Stelle si siedano sui banchi del governo con un bavaglio sulla bocca). A questo punto deputati della maggioranza intervengono per impedirlo, Loredana Lupo si becca lo sganassone dal Questore-sceriffo D'ambruoso, la seduta finisce nel caos.

Post fatto: la Boldrini da Fazio ammette che la ghigliottina non è prevista da alcun regolamento ma è prassi consolidata.
Prassi consolidata?!?!? Ma se era la prima volta che veniva applicata!
Ma la Boldrini ce l'ha un neolaureato in diritto costituzionale che le spiega il concetto di "prassi"? Ma come fa a fare questa affermazione  superficiale imprecisa e approssimativa  che denota solo incompetenza, malafede e arroganza?
Non mi soffermo, nè mi interessa farlo, sulle opinioni espresse dalla Boldrini  in merito alle offese da lei ricevute sul blog di Beppe Grillo (un post che comunque,  forse, si sarebbe potuto evitare  visto che si è risolto in un clamoroso autogol che ha fatto in modo che si sia smesso di discutere del regalo alle Banche nella ricapitalizzazione dei Bankitalia, mentre per giorni l'oggetto della discussione pubblica  si è trasferito sulla volgarità e "pericolosità" degli attivisti in rete del M5S).

La Boldrini vuole solidarietà per violenze verbali usate contro di lei da anonimi commenti sul blog di Grillo, (su cui dovrebbe forse indagare la polizia postale),  ma non offre alcuna solidarietà per la violenza fisica esercitata dal Questore D'Ambruoso nei confronti della deputata Loredana Lupo.

Alla faccia dell'"empatia"!

Per questo, mi sento perfettamente legittimato a "scaricare" la Boldrini, seguendo l'esempio di quello che è ormai il suo "ex partito". Infatti da quello che mi pare ormai la Boldrini non gode più della fiducia del partito che l'ha fatta eleggere, prima come deputato e poi come Presidente della Camera.

Sulla homepage del sito di SEL è comparso questo eloquente post a firma di Elettra Deiana:

L’istituto della ghigliottina, nella forma di stretto contingentamento dei tempi della discussione, è previsto soltanto a Palazzo Madama, normato dagli art. 78 Comma 5 e art. 55 Comma 5 del regolamento del Senato. Non è invece previsto in quello della Camera. Se non è previsto non è un atto di responsabilità ricorrervi ma un discutibile atto d’arbitrio. Non a caso, non si è mai verificato il caso che un presidente della Camera ne facesse uso. Il precedente sta soltanto in una azzardata dichiarazione di Luciano Violante, nel periodo in cui fu presidente della Camera, cioè la XIII Legislatura. Violante allora si sentì in dovere di sentenziare, con quel piglio da re che ancora contraddistingue alcuni eredi del vecchio Pci, che, sia pure in assenza della ghigliottina, rientrava nella sua responsabilità assicurare la deliberazione della Camera sui decreti-legge, ricorrendo, se necessario, proprio a quello strumento estremo. La logica dell’ “Ipse dixit”, insomma. Ma se glielo chiedete, lui spiegherà che non c’è nulla che non sia a posto sul piano della legittimità politica. E sulla legittimità istituzionale? Bella domanda, senza risposta ovviamente, perché non prevista. La presidenza della Camera non ha nessun obbligo verso le esigenze, le priorità o i pasticci del governo. Che per la prima volta la ghigliottina sia stata usata dalla presidente Boldrini mi ha messo in uno stato di grande disagio. E non perché Laura Boldini sia stata portata in Parlamento da Sinistra Ecologia Libertà. Anche per questo, forse, ma soprattutto perché la sua scelta, sicuramente sofferta, ma non è questo il punto, conferma che all’onda della cultura politica ormai dominante, pervasa dalla libido della governabilità a tutti i costi, plaudente al decisionismo acostituzionale, piena di disprezzo verso le regole scritte e la fatica umana e storica, per arrivare ad averle scritte davvero, non c’è più difesa. Da parte di nessuno. Resa totale, attraverso le cui faglie esplode ovviamente la rabbia antisistema di chi, come il M5S, usa il richiamo alla Costituzione come una clava, l’aula come un ring, la parola pubblica dell’essere parlamentare come una fatwa. Ma va ricordato che i pentastellati, e anche Sel, avevano comunque chiesto che il decreto monstrum Imu/Bankitalia fosse spezzato in due. Subito l’Imu e poi un nuovo iter per la questione relativa alla Banca d’Italia. Richiesta ragionevole, oltre che giusta, per una questione – Banca d’Italia – eminentemente nazionale, con propaggini europee, di cui il Parlamento sarebbe dovuto essere investito a pieno titolo e con i tempi necessari a un vero confronto. Ma i pentastellati scelgono sempre la messa in scena furiosa che sempre nasconde le loro buone ragioni anche, come in questo caso, ci sono. Deriva politico-istituzionale che ha ormai molti coprotagonisti, mossi da un coacervo di interessi e pulsioni divaricanti, che poco hanno a che vedere con “l’interesse degli italiani”, come da tutte le parti si pontifica. O dei “cittadini”, come sbraitano i penta stellati, arrivando a mettere in atto inquietanti scene da guerriglia urbana. I luoghi non sono soltanto luoghi. A Luciano Violante il quale da presidente della Camera spiegava come non fosse “accettabile in nessun sistema politico democratico che sia una minoranza a deliberare e non una maggioranza” si sarebbe dovuto rispondere già allora – e oggi come non mai – che la forsennata escalation verso la decretazione d’urgenza tout azimut, arriva a mettere insieme questioni che non hanno nessuna attinenza l’una con l’altra, e costituisce una violazione di fondo della funzione parlamentare, così come essa è definita e tutelata dall’articolo 77 della Costituzione. Articolo chiaro, limpido, inequivocabile, che stabilisce l’eccezionalità della decretazione d’urgenza e ne ordina le procedure nel senso di salvaguardare il principio chiave che la funzione legislativa deve comunque restare nelle mani del Parlamento. Senza le garanzie dell’articolo 77, anzi nella rimozione completa di quell’articolo – basti seguire qualche talk show dove si discutono le cose sull’onda della cronaca politica dell’ultima ora e delle dichiarazioni di questo o quel leader, senza richiami, connessioni – sarà certamente assicurato il diritto della maggioranza di portarsi a casa qualsiasi bottino a qualsiasi costo. Ma sempre più a scapito e contro i principi della democrazia rappresentativa. C’è una formula che fa rizzare i capelli anche in testa a chi non ce l’ha tra quanti in queste tumultuose settimane si affannano a difendere il principio della governabilità purchessia, senza regole, limiti, garanzie per chi non è d’accordo, sostenendo che invece non c’è nessun attentato alla democrazia. La formula è quella usata per la prima volta da Alexis de Tocqueville, preoccupato che i troppi mettessero sotto scacco definitivo le minoranze. Si chiama tirannia della maggioranza e nel conflitto tra governabilità e rappresentanza costituisce il piedistallo che va costruendo la vittoria – vuota per altro – della prima. Che la crisi della governabilità sia sempre più la conseguenza di una crisi senza fine della politica, delle sue storture e del suo degrado, della sua subalternità a poteri che sfuggono al suo controllo e alla sua decisionalità, in primis quello economico-finanziario, della personalizzazione degli interessi e delle carriere e via discorrendo, è materia nota ma che viene trattata nel dibattito come un capitolo a parte rispetto all’assillo ideologico della governabilità. A cominciare dal capo dello Stato, a cui competerebbe il compito di avere cura dell’ordinamento costituzionale, spiegando, attraverso pertinenti azioni di moral suasion, come stanno insieme e si tengono le cose. Ma lasciamo perdere. Il Presidente della Repubblica è da tempo protagonista tutto politico, con pieno e decisivo ruolo e scarsa preoccupazione di impartire lezioni di Costituzione. Ruolo insomma più extra costituzionale che mai, il suo. Ma che esistano i presupposti dell’impeachment fa soltanto ridere, se soltanto si hanno chiare due cose: da una parte la complessa natura del ruolo e delle responsabilità del Presidente, secondo l’articolo 90, dall’altra la consapevolezza che il ruolo del Quirinale è quello che è perché la politica non vuole, non può, non è proprio in grado di fare alcunché di diverso da quello che Napolitano costruisce e suggerisce. Inoltre chi sentenzia del Parlamento come di una “scatoletta di tonno da aprire” dovrebbe riflettere seriamente sulla natura del proprio rapporto con la Costituzione e del proprio ruolo un po’ extra di rappresentanti, “cittadini” in simbiosi diretta con i cittadini della rete. Tagliola? No prego, ghigliottina. Mi è venuto il nervoso per questo balletto linguistico. Strumenti di strazio e di morte l’una e l’altra, la tagliola e la ghigliottina. Invocate, sbagliando la parola o precisandola, ma con una sola idea: portare a casa quello che il governo Letta ha messo nel carniere, e mandare a quel paese, una volta di più, la rappresentanza democratica. Spesso le parole anticipano, alludono, evocano. Lo strazio o la morte del sistema democratico, delle sue regole interne e della sua forza morale, di quello spirito costituente che non dovrebbe mai estinguersi nei poteri costituiti e della sua vocazione espansiva e inclusiva che la Costituzione disegna ma non può più garantire, perché non più incarnata in niente e nessuno, Bisognerebbe pensarci su seriamente, ma non succede. Ovviamente.

L'originale a questo link: http://www.sinistraecologialiberta.it/notizie/il-parlamento-lart-77-della-costituzione-e-la-ghiliottina/

La Boldrini ha avuto una serie di occasioni da marzo ad oggi per dimostrare che la mia fiducia nella sua "empatia" era ben riposta, e che sarebbe riuscità a guidare il gioco in modo conforme al dettato costituzionale, far rispettare il parlamento e condizionare la vecchia politica.

Invece ha fatto il contrario e si è fatta condizionare (forse anche ricattare) dalla vecchia politica.
Della sua carica "empatica" non è rimasto niente mentre invece ha dato prova di aver capito subito come funziona e di aver fatto la scelta più comoda. Quella del potere.

Ma potere e empatia non vanno d'accordo.

Dunque mi dichiaro profondamente deluso e mi unisco alla richiesta di dimissioni immediate della Boldrini dalla Presidenza della Camera per manifesta mancanza di equilibrio e imparzialità che le impediscono di svolgere quello che dovrebbe essere un ruolo di garanzia e che lei ha trasformato in una buffonata!