sabato 26 giugno 2010

L'AUTOBUS AZZURRO NELLA NOTTE NERA.
Quattro ragioni perchè Abete vada a casa. Per sempre!

"Il nostro AZZURRO nel cielo d'Africa" era scritto poeticamente sui finestrini dell'autobus. Ma "il nostro azzurro" non è arrivato neanche agli ottavi. Dopo l'intrepida resistenza agli assalti dei giganti della Nuova Zelanda e l'eroica opposizione ai Titani della Slovacchia, l'azzurro nel cielo d'Africa è prematuramente tornato nel cielo d'Italia, lasciando l'Africa (e la Coppa del Mondo) a colori più plausibili, quali il verdeoro carioca o il blancoceleste argentino. All'eliminazione, sono seguiti due giorni di stucchevoli polemiche, da quella sulla banale ma certo non incomprensibile vignetta mortuaria di Libero (se Pepe ci avesse messo contro i Kiwi la metà dell'aggressività che ha manifestato contro Forattini avremmo vinto sette a zero), a quella sui club-italiani-che-comprano-troppi-stranieri-e-non-fanno-crescere-i-vivai, che sarà anche vero ma non ha niente a che vedere col fatto che Lippi abbia sempre avuto le sue fisse, per esempio intestardendosi a far giocare Marchisio, "per fargli fare l'incursore alla Perrotta" (ma convocare direttamente Perrotta no eh?), o che non abbia recepito il messaggio chiaro e forte che veniva da Quagliarella (unico attaccante in forma tra quelli che si era degnato di portare in Sud Africa), che aveva segnato il goal del pareggio nell'amichevole con la Svizzera quando da mesi ormai tutti gli altri attaccanti selezionati da Lippi si rifiutavano pervicacemente di presentarsi al loro appuntamento con il goal, e se non fosse stato per il suicidio interno della Georgia con lo sfortunato doppio autogoal di Kalazde il 9 maggio 2009, nel 2010 col cavolo che portavamo l'azzurro nel cielo d'Africa.
Quell'Azzurro italiano nel cielo d'Africa, suona oggi più doloroso dell'Arbait Macht Frei affisso all'ingresso di Auschwitz (mi si scusi il paragone impegnativo). Un gran colpo comunicativo per presentare il nulla. Verrebbe da parafrasare Churchill (aridaje coi paragoni impegnativi) : "l'autobus azzurro si fermò alle partenze dell'aeroporto di Città del Capo e non scese nessuno. Erano i giocatori dell'Italia!". Troppo facile adesso "assumersi le responsabilità". Senza dimissioni immediate questa assunzione di responsabilità è un vuoto artificio retorico. Dimissioni mica di Lippi che tanto si sapeva che dopo 'sta botta di poker col bluff, avrebbe lasciato comunque, ma del Presidente della Federcalcio, Abete, che ha dimostrato la sua totale incompetenza non solo in materia di calcio ma anche di management, e se avesse un minimo di buon gusto, avrebbe dovuto già dimettersi, per le seguenti ragioni:
1) l'Italia, incautamente riaffidata a Lippi, esce dal Mondiale al primo turno, con due punti, e al 26mo posto, facendo meglio solo di Francia, Nigeria, Corea del Nord, Algeria, Honduras, e Camerun. Perfino il risultato all'Europeo del tanto esecrato (e frettolosamente scaricato) Donadoni appare come un trionfo rispetto a questa bruciante umiliazione;
2) ha subìto passivamente la progressiva esterofilia dei club italiani senza riuscire a esercitare nessuna influenza per convincere i Club a investire sui vivai piuttosto che sugli stranieri, e senza prendere nessuna iniziativa degna di nota per rilanciare il calcio giovanile e amatoriale, indispensabile per creare un ricambio ai campioni del passato, come invece ha fatto (e si vede) la Federcalcio tedesca dopo il tonfo del 2006 ;
3) ha asservito la Nazionale agli orizzonti a breve termine di un CT scelto guardando al passato invece che al futuro. Non si costruisce un progetto a lungo termine con un allenatore a brevissimo termine, e interessato solo a emulare Pozzo, senza però avere il fascismo alle spalle. L'aver scelto "l'usato sicuro" Lippi (che poi tanto sicuro non era, come si è visto...), è una scelta da avventore del Bar Sport, non da Presidente Federale, dal quale è lecito aspettarsi qualcosa di più;
4) ma la ragione principale per cui Abete (e con lui il vacuo vicepresidente Albertini, foglia di fico "calcistica" di una Federcalcio inadeguata) dovrebbe dimettersi, è anche la ragione precisa per cui non si dimetterà e per cui in Italia nessuno mai si dimette: Abete è un grigio burocrate, approdato al calcio per dinamiche politiche assolutamente estranee a qualunque considerazione sulla competenza e l'influenza che il ruolo richiede. La stessa logica per la quale un Carraro, siccome deve fare per forza qualcosa, (l'ha ordinato il medico!) quando non può più fare il presidente della Federcalcio lo si parcheggia a fare il Sindaco di Roma in attesa che i tempi maturino perchè lui ritorni in Federcalcio per regalarci quel disastro ancora più grande che è stato Calciopoli. Infatti Abete, anche ammesso che dovesse dimettersi a furor di popolo, ce lo ritroveremo in qualche altro ruolo dirigenziale o politico. Deve trattarsi dello stesso medico di Carraro, quello che ordina che questi incompetenti che non hanno mai letto non dico un libro, ma neanche un manuale di gestione aziendale, che hanno una proprietà di linguaggio inferiore a quella di Martufello, debbano necessariamente fare qualcosa di importante. Quattro anni fa "il cielo era azzurro sopra Berlino". Oggi usciamo umiliati e svergognati al primo turno. Al timone sempre lo stesso uomo. E' colpa sua o di chi ce l'ha messo?